Dirigenti, si cambia ancora Il Comune di Trieste taglia tre posti

Fusioni per Servizi informatici e Attività economiche e per Edilizia privata e Mobilità Sparisce la Promozione culturale di Dugulin, dirottato allo Sport. Falabella non si muove

Taglia tre posti di lavoro (e mica dal mare magnum degli impiegati, là dove i sacrifici della pianta organica non fanno notizia, bensì dalla macrostruttura, quella dei dirigenti) eppure non manda a casa nessuno. Tutto sommato, però, riesce a risparmiare, sulla carta, qualche centinaia di migliaia di euro all’anno. Il che in momenti di “pan duro”, sui bilanci di un ente pubblico che ha per mission i servizi alla gente, è pur sempre qualcosa.

Mago Silvan Comune si esibisce dunque (ed è la terza volta in due anni e mezzo, la prima sotto Dipiazza, le altre due con Cosolini) in un nuovo “sim sala bim” sulla mappa dei propri manager. Le caselle lasciate libere dai dirigenti che se ne vanno in pensione, o che danno le dimissioni (è il caso recente del mobility manager Giulio Bernetti, che ha vinto un concorso per un contratto a tempo indeterminato nel Comune di Grado), non vengono infatti riempite con nomi nuovi ma, in sostanza, spariscono. E ciò nel nome dell’abbattimento delle spese in tempi di crisi, degno di un’azienda privata.

L’ultima rivoluzione dei piani alti della macchina comunale - varata venerdì dalla giunta Cosolini, col sigillo del neoassessore delegato Bruno D’Agostino e coi conseguenti decreti di nomina del sindaco, questi ancora in corso di firma- è in realtà una mini-rivoluzione, se confrontata con le precedenti di fine 2010 e di inizio 2012, ma porta comunque novità non trascurabili. Il grosso è rappresentato dal totale dei posti dirigenziali, che cala appunto in un colpo solo di tre unità, da 36 a 33 (erano 39 fino a novembre 2010). Le aree, le direzioni di prima fascia, restano otto (Dipiazza e l’allora assessore Lobianco le avevano portate da 12 a nove, poi lo scorso anno Cosolini e l’allora assessore Martini le avevano limate proprio a otto) ma non vuol dire che nulla cambia.

Organizzazione e Amministrazione in effetti, rette fino a venerdì da un unico dirigente, Walter Cossutta - una con un incarico pieno e l’altra con un interim - si fondono nella sola Amministrazione, che sarà diretta sempre da Cossutta. Riabilitate quindi al rango di area, dopo che nel 2012 erano state pseudo-retrocesse a servizio, benché definito “autonomo”, le Risorse umane. Una rivincita morale, benché inconfessabile, per la direttrice di questi uffici, Romana Meula. Le altre aree, come si nota dalla tabella, tali restano. E con esse i rispettivi direttori. Così come resta al suo posto il segretario generale, Filomena Falabella, in barba alle voci di palazzo che la davano in bilico nelle ore seguenti al ritiro della delibera sulle “scovazze”, e che non escludevano come questa riorganizzazione potesse essere l’occasione per ridiscutere proprio il nome del capo dei burocrati. Non sarà così. La delibera sgombera quelle voci.

Il saldo negativo di tre, quindi, è tutto nei servizi, nelle direzioni di seconda fascia, che diminuiscono da 28 a 25. Detto delle Risorse umane, i Servizi informatici e le Attività economiche con lo sportello Suap diventano tutt’uno (comanderà Lorenzo Bandelli, già a capo dei Servizi informatici), lo stesso vale per l’Edilizia privata e popolare e per la Mobilità e traffico (Enrico Cortese, direttore dell’Edilizia privata, stava guidando l’interim della Mobilità dopo l’uscita di Bernetti).

Ma c’è un quarto servizio che decade: ingoiata dai Musei civici la Promozione culturale, affidata un anno fa ad Adriano Dugulin, il quale diventa ora direttore dello Sport al posto del vicesegretario generale Fabio Lorenzut, titolare dell’area Cultura, che deteneva lo Sport a scavalco. A conti fatti i servizi in meno sarebbero quattro ma compensano a -3 per effetto dell’istituzione del servizio sperimentale di Controllo sulle partecipate.

L’ultima novità che porta in dote la delibera è l’altra faccia della tendenza in atto dal 2010: sempre meno dirigenti, sempre più Posizioni organizzative, le Po, i quadri intermedi. Prima della riforma Lobianco erano 87, poi sono diventate 97. Con la riforma Martini sono salite a 104. Adesso toccano quota 107. Qui non si tratta ovviamente di assunzioni, ma di promozioni. Responsabilizzazioni a metà della filiera del comando. Altra politica degna di un’azienda privata.

@PierRaub

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