Disco verde per l’impianto a biomasse

Lo ha deciso la Conferenza dei servizi, adesso la palla passa alla giunta provinciale che si esprimerà entro metà giugno
Di Francesco Fain

Si può fare. No, non c’entra il titolo del programma televisivo di successo condotto da Carlo Conti su Raiuno. Si può fare, è la dichiarazione della Conferenza dei servizi che ha dato “disco verde” alla realizzazione della contestatissima centrale a biomasse proposta dalla Rail Services srl di Enrico Roitz.

Non è il nullaosta finale ma è un “sì” importante, quasi decisovo: l’ultima parola spetta alla giunta provinciale che si ritrova, più che mai, con il cerino in mano. Al termine dell’incontro di ieri, i vari enti presenti alla Conferenza dei servizi hanno espresso i rispettivi pareri di competenza, che sono stati tutti positivi (il Comune di Gorizia era assente), in quanto l’impianto rispetta la vigente normativa ambientale e anche in virtù del fatto che il proponente si è impegnato a realizzare, prima dell’avvio dell’attività dell’impianto, il recupero del calore in eccesso tramite il “teleriscaldamento”.

La Conferenza era chiamata a valutare, nello specifico, il progetto di realizzazione di un impianto da 1 MW per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, più precisamente da gassificazione della biomassa legnosa. La centrale è costituita da tre motori accoppiati ad altrettanti alternatori. L’alternatore funziona in modo analogo alla dinamo di una bicicletta, che trasforma l’energia meccanica in corrente elettrica. Il motore è del tipo comunemente in uso sulle navi per azionare il moto delle eliche, ma più piccolo, adattato per funzionare a gas anziché a gasolio. Il gas che alimenta il motore proviene da una camera di gassificazione della biomassa solida (legno), una sorta di container opportunamente isolato e sigillato, in cui il cippato (legno in scaglie, classificato come fonte rinnovabile), viene caricato. Qui le scaglie subiscono un trattamento termico (la gassificazione) a una temperatura di circa 500 gradi, il cui scopo non è produrre calore come accade nelle tradizionali centrali termoelettriche, bensì il gas che andrà ad alimentare i tre motori, i quali, azionando gli alternatori, producono energia elettrica.

Lo scarico dei motori, assimilabile a quello di una grossa auto alimentata a Gpl, viene poi filtrato in un sistema catalitico (qualcosa di molto simile a una marmitta) e rilasciato in atmosfera assieme ai gas di scarico provenienti dal modulo di gassificazione, i quali vengono a loro volta depurati tramite un altro sistema che ne elimina gli ossidi di azoto.

Le emissioni in atmosfera prodotte da questa tipologia e grandezza di impianto sono paragonabili alle emissioni di una caldaia a gasolio da 650 kW.

Ma ecco il commento della vicepresidente e assessore provinciale all’Ambiente Mara Cernic. Parole, le sue, dall’alto peso specifico, considerato che sarà proprio la giunta provinciale nella sua interezza a dire l’ultima parola sulla realizzazione della centrale a biomasse che la Rail Services srl intende realizzare in via Trieste, lungo la linea ferroviaria. «Sì, ora la palla passa alla giunta che si riunirà e deciderà il da farsi. Quando il tema verrà affrontato dall’esecutivo? Prevedo fra due, tre settimane, non prima - sottolinea Mara Cernic -. Credo che su questo tema due sono gli elementi importanti: innanzitutto va sottolineata la disponibilità dell’imprenditore di realizzare il teleriscaldamento. Si tratta di uno sviluppo rilevante che ha voluto sottolineare anche la Conferenza dei servizi. In seconda battuta, l’impianto rispetta le normative ambientali».

Peraltro, conclude la vicepresidente della Provincia, si tratta pur sempre di un impianto di taglio medio-piccola «con emissioni, e lo ripeto, paragonabili a quelle di una caldaia a gasolio da 650 kW».

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