Distributori di “minerale” low-cost: a Trieste in primavera prime casette

Comune e AcegasAps verso la realizzazione del progetto. L’acqua naturale declorata dovrebbe costare due centesimi al litro, quattro la gassata. San Giacomo tra le ipotesi. Laureni: «Sentiremo le circoscrizioni»

Due centesimi per un litro di “normale”, quattro invece per la “super”, nel senso di addizionata con l’anidride carbonica. E si pagherà pure con la tessera, probabilmente quella sanitaria, che più propriamente è la Carta regionale dei servizi. In primavera insomma apriranno a Trieste almeno tre nuove stazioni di servizio, destinate poi col tempo a diventare di più. Stazioni d’acqua. Comune e AcegasAps, dopo una covata lunga più d’un anno causa imprevisti e priorità sopraggiunte, stanno infatti tirando le fila del progetto delle “casette dell’acqua”, che in Italia (molto di più che all’estero, per la verità) già tirano, sia in alcune città grandi (Milano e soprattutto Torino, ad esempio) che in molti comuni piccoli (in particolare in Emilia, Lombardia e Piemonte, ma anche il Friuli centrale, Udine esclusa, ne è ormai zeppo).

La filosofia di partenza Sono i distributori pubblici della cosiddetta “acqua del sindaco”. Ma qui chiamatela anche acqua dell’assessore, dato che l’installazione di queste casette è uno dei pallini del delegato all’Ambiente di Cosolini, Umberto Laureni. «Abbiamo la fortuna - dice l’assessore - di avere un’acqua di rete dalla qualità eccellente. Tale progetto vuole riavvicinare la cittadinanza alla sua acqua, e mira soprattutto a ridurre sia il consumo delle bottiglie di plastica che quello del carburante legato al trasporto su gomma delle stesse bottiglie, dai centri di produzione ai punti vendita».

La scelta delle stazioni Uno di questi distributori potrebbe essere messo a San Giacomo, nella zona di piazza Puecher, ma Laureni - a proposito delle prime localizzazioni - chiama tempo: l’unica cosa che si può dedurre, dalle sue parole, è che rioni e periferie non dovrebbero restare “a secco”. «Stiamo mettendo in piedi - assicura sempre l’assessore all’Ambiente - una struttura preposta ad individuare le possibili collocazioni. Vanno rispettate alcune condizioni: dal fatto che l’area ipotizzata sia sottoposta a meno vincoli possibili all’opportunità di accedervi con l’auto, affinché un cittadino possa caricarsi in bagagliaio la sua “cassa” da sei bottiglie, dalla vicinanza alla rete idrica ed elettrica al parere delle circoscrizioni. Il prossimo passo, in effetti, sarà coinvolgere tutte le circoscrizioni, che hanno il polso dei rispettivi rioni. La nostra intenzione è di coinvolgere anzitutto proprio i rioni popolari».

La crisi, in fondo, è un’altra di quelle pre-condizioni.

I costi per il consumatore L’acqua del sindaco, o se volete dell’assessore, gratis-gratis non sarà: il listino abbozzato da Laureni parla di due centesimi al litro per la “naturale”, che uscirà però appositamente raffreddata e declorata. In compenso la “minerale” dovrebbe avere un prezzo più che simbolico: quattro centesimi. Il sistema di pagamento non sarà a monetine, a quanto si capisce, bensì con tessera a ricarica, con tanto di tetto periodico, in maniera tale da evitare che il signor “x” arrivi ogni tre ore con la damigiana da 50 litri per poi farci il business.

Il ruolo del privato L’incasso “alla pompa” non se lo metteranno in tasca Comune o Acegas. La filosofia, come minimo per un primo periodo sperimentale, è quella del project financing: l’onere della realizzazione e del mantenimento delle casette - a cominciare dai delicati apparati di filtrazione e sterilizzazione, e dalle bombole d’anidride carbonica per l’addizione delle bollicine - è del fornitore, che recupererà l’investimento augurandosi di guadagnarci anche, col rischio d’impresa che ne consegue, tenendo per sé i soldi dei consumatori. Così il costo per l’ente pubblico è zero, «se non per l’allacciamento iniziale, per cui mi auguro ci sia un contributo di AcegasAps», ancora Laureni.

L’esame delle offerte «Abbiamo ricevuto - chiude l’assessore - tre offerte da altrettante imprese del settore. Ora si tratta di decidere tenendo in considerazione una serie di cose, compreso l’aspetto estetico. Fermo restando che le piattaforme dovranno essere in acciaio inox, perché non si possono mai escludere tentativi di danneggiamento, siamo consapevoli che in questa città c’è molta attenzione, se il caso lo richiede, da parte della Soprintendenza».

@PierRaub

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