Dobbia alza le barricate: «No al canile della Cuccia»

Non c’è pace per “La Cuccia” di Monfalcone, il rifugio che accoglie da vent’anni cani e gatti abbandonati nel territorio della provincia di Gorizia e nei comuni limitrofi. Gli abitanti della frazione di Dobbia a Staranzano alzano, infatti, le barricate, non vogliono il canile-gattile e respingono la costruzione della nuova sede prevista in un’area di circa 4.000 metri quadrati adiacente all’impianto di sollevamento del Consorzio di bonifica, accanto alla rotatoria della bretella Ronchi dei Legionari-Villa Luisa: un terreno acquistato dall’associazione con il contributo di tanta gente.
La dura opposizione è esplosa l’altra sera in un’arroventata assemblea durata due ore, organizzata alla “Boschetta” di Dobbia, presenti il sindaco Riccardo Marchesan e gli assessori Erika Boscarol, Flavio Pizzolato, Andrea Corà e Matteo Negrari, l’architetto Michele Morra che ha redatto e illustrato il progetto e la presidente de “La Cuccia” Laura Grassi con il suo staff. Fra i punti fermi del progetto, figurano la protezione dei box con barriere antirumore alte tre metri, distanza del canile di minimo 100 metri dall’abitazione più vicina come prescritto dal Piano regolatore comunale e una valutazione all’Arpa per quanto riguarda i “rumori” che potrebbero causare gli animali. La struttura, inoltre, può accogliere al massimo 40 animali.
La bagarre del pubblico è cominciata con urla, accuse contro il Comune di aver convocato un’assemblea inutile perché «è già tutto deciso» e perché non ha trovato una nuova sistemazione nella zona industriale-artigianale invece di mettere il canile in mezzo alle abitazioni.
Secondo i residenti i cani «fanno troppo chiasso, abbaiano e disturbano, di notte non fanno dormire e con il pelo provocano allergie. Infine perché a Dobbia ci sono già due allevamenti di cavalli che provocano tanfo terribile per tutte le case della frazione». Insomma nell’assemblea non è emerso alcun interesse al dialogo e all’ascolto, ma solo una ferrea ma discutibile opposizione alla nuova struttura.
Il sindaco Marchesan interrotto più volte durante la sua esposizione, ha dovuto alzare la voce per completare il proprio intervento. Anche gli altri relatori sono stati contestati. Amareggiata da questa opposizione così tenace dei residenti, la presidente dell’associazione Laura Grassi “sfrattata” come sede circa tre anni fa da Monfalcone, attualmente è ospitata in un container nella zona dell’Idrovora Sacchetti in via Rivalunga sempre a Staranzano. «Mi trovo a disagio – ha sottolineato nel suo intervento la presidente Grassi – con tutta questa incredibile opposizione senza aver dato un giudizio alla progettualità. Quello che proponiamo non è un canile-gattile di cani randagi, ma animali abbandonati inspiegabilmente dai loro padroni e di quelli che hanno bisogno di cure. Proponiamo – ha affermato Laura Grassi – un parco mascherato da siepi, da alberi con barriere antirumore, tranne che in quelle zone dove fanno la sgambatura quando escono dai box».
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