Donna stuprata in bar, “branco” a processo

La ragazza appoggiata al lavandino, il violentatore e gli spettatori. Mente uno stava abusando della giovane donna nella toilette della gelateria Zampolli di via Ghega, gli altri tre guardavano la scena e intanto si fumavano una sigaretta.
La data dell’episodio da Arancia meccanica è il 3 ottobre del 2011. Un sabato, una delle ultime serate calde prima dell’autunno. Con i bar aperti e affollati fino a tardi. Per i quattro stupratori (tutti cittadini rumeni) il pm Massimo De Bortoli ha chiesto il rinvio a giudizio. L’udienza davanti al giudice Giorgio Nicoli è stata fissata per domani.
Sono tutti accusati di stupro di gruppo. Si chiamano Cezar Ionut Ursache, 27 anni, Andrei Marian Gheorghica, 24 anni, Andrian Ovidiu Tescu, 25 anni e di Marcel Bordianu, che però è morto tre anni fa. Difensori sono gli avvocati Massimo Scrascia, Alessandro Magaraci e Antonio Zonta.
La vittima dello stupro di gruppo - nata a Belgrado, ma cittadina italiana - aveva poi riferito agli investigatori alcuni particolari di quella che è stata una sorta di odissea iniziata attorno alle 22 in un altro locale: un bar gestito da cinesi sempre in via Ghega, a qualche metro dalla gelateria. La donna, che ha 37 anni ed è saltuariamente assistita dal Centro di salute mentale, si era presentata nel bar dei cinesi attorno a quell'ora.
I testimoni avevano riferito ai carabinieri che era completamente ubriaca e pareva avere anche assunto della droga: una condizione che molto probabilmente l’aveva resa incapace di reagire. Al bancone del locale cinese la donna aveva incontrato i quattro rumeni. Dopo una decina di minuti uno dei quattro era andato assieme a lei nella toilette, dove aveva avuto un rapporto sessuale. Dopo poco nel bagno era entrato un secondo rumeno, che si era appartato con la vittima.
Era stato a questo punto che, secondo la ricostruzione degli investigatori, la barista aveva scacciato il gruppo dal locale. Così i quattro assieme alla donna si erano diretti verso la gelateria Zampolli. Dove tre dei quattro uomini si erano trattenuti nel locale mentre il quarto, passando tra la gente, aveva praticamente trascinato la donna fino alla toilette.
Qui era avvenuta - sempre secondo il racconto della vittima - la terza violenza sessuale. Mentre uno di loro abusava della vittima, gli altri tre si alternavano per controllare la porta del bagno. Guardavano distrattamente il loro amico che la stava violentando senza difficoltà. Perché la donna non reagiva più. Ma questo modo di agire e la inevitabile confusione nel bagno aveva attirato l’attenzione di un cliente che si era subito reso conto di quanto stava succedendo. Gli era bastato aprire la porta per capire.
Il testimone aveva telefonato subito al 112 riferendo ciò che aveva visto. E poi - come un segugio - aveva seguito, a debita distanza, i quattro che con la ragazza erano usciti dal locale. L’uomo era stato così in grado di indicare ai militari il gruppetto che si era appartato in via Sant’Anastasio, sulle scale esterne di un palazzo. Anche lì era continuata la violenza. Gli altri, anche lì stavano a guardare, senza pietà, senza rispetto. E lì erano stati arrestati dai carabinieri.
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