Dopo la lite con il convivente prende a pugni i poliziotti

I vicini di casa hanno chiamato il 113. Il putiferio che si stava udendo da quell’appartamento era il segnale d’un alterco di coppia, con tanto di mani alzate. Una situazione ad alto rischio, di norma, specie per chi ha meno forza. Quando i poliziotti sono riusciti ad entrarci, in quell’appartamento, si sono avvicinati a lui. Non però per fermarne un impeto violento, aggressivo, che di primo acchito da parte sua non è parso proprio esserci, bensì per difenderlo.
I ruoli, le prassi culturali di cui tutti noi siamo abituati a tenere conto quando pensiamo a un episodio di violenza in famiglia, per una volta s’erano rovesciate. Capovolte completamente. Era la donna, infatti, che stava menando - o quantomeno gli si era avventata contro - il maschio, il rappresentante del “sesso forte”. Il quale, presumibilmente, si è mostrato forte per davvero - a prescindere, ovviamente, dai motivi della lite, che noti non sono - lasciando fare e limitandosi a parare i colpi. Scene, insomma, dal proverbiale uomo che morde il cane e non viceversa. Che sconvolge e che purtroppo - nella sua drammaticità, nella drammaticità di un episodio vissuto tra le quattro mura domestiche, alla presenza peraltro, a quanto si è saputo, pure di un bambino - fa notizia.
È successo nella notte tra venerdì e ieri, a Borgo San Sergio, nelle cosiddette “case dei Puffi” di via Grego. Protagonista di questa brutta storia, di cui ciò che è avvenuto a casa non si è rivelato che il primo atto, è stata E.B. - queste le iniziali fornite dalla polizia in un comunicato stampa - triestina di 47 anni. L’esponente del “gentil sesso”, alla fine di una nottata col freno a mano spezzato, è stata arrestata e portata nel braccio femminile del Coroneo dagli agenti della Squadra volante che erano intervenuti appunto nel suo appartamento di Borgo San Sergio. Il pm Massimo De Bortoli, che ha ricevuto nella mattinata di ieri in Procura la relazione dei poliziotti, le contesta una serie di capi d’imputazione che spaziano tra le lesioni, il danneggiamento e la resistenza a pubblico ufficiale. Già, perché la donna non ha staccato la spina una volta piombati in casa quelli del 113, che avevano subito provveduto a sedare il litigio tra lei e il suo convivente. E.B., che prima dell’arrivo delle forze dell’ordine aveva colpito anche un vicino di casa che aveva cercato di riportarla invano alla calma, «si è scagliata contro» gli stessi agenti «minacciandoli e colpendoli con calci e pugni», tanto che «due di loro hanno subito alcune lesione», così racconta il comunicato stampa della polizia di Stato. I “numeri” della 47enne - alimentati in tutta evidenza dal fatto che lei versava «anche in uno stato di alterazione alcolica» - sono proseguiti anche sulla volante, a bordo della quale ha continuato a scalciare per poi prendere a «testate» gli interni dell’auto, e in Questura, dove infine ha scaricato i suoi residui di energia spaccando «il montante di una porta».
Inevitabili a quel punto - considerato per l’appunto il comportamento successivo al primo incontro con i poliziotti - le manette strette ai suoi polsi. Arrestata, dunque, anziché denunciata a piede libero, come sarebbe potuto succedere se lei si fosse limitata alla zuffa col convivente e poco altro. Dopo le formalità di rito proprio in Questura, un’altra volante l’ha accompagnata, come detto, al carcere del Coroneo.
@PierRaub
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