Dorligo, giù le saracinesche dopo 53 anni

di Giuseppe Palladini
Tempo un mese, un altro negozio storico, dove sono passati prodotti inediti, architetti e acquirenti da tutta Italia, abbasserà le saracinesche. In questo caso non si tratta solo di un’attività commerciale ma anche di un’azienda che progetta e realizza arredamenti, avviata nel lontano 1958 da Umberto Dorligo (già presidente dell’Associazione commercianti) e da sua moglie, e poi gestita, fino ad oggi, dai figli Paolo e Gabriella.
La crisi che attanaglia anche il nostro Paese, un radicale mutamento nelle “abitudini” dei triestini quanto agli acquisti di arredamento, l’insediamento in regione e in Slovenia di grandi catene di vendita, e anche il diffondersi degli acquisti via Internet: questi i motivi che hanno portato i fratelli Dorligo alla decisione di chiudere l’attività, che dal 1999 ha sede in via San Francesco.
«Il mercato è molto cambiato - spiega Gabriella Dorligo -. Ci sono meno soldi, si va dove costa poco ma comunque si deve riempire la casa di mobili. I discorsi di bassa qualità non sono il nostro mestiere. Una volta - osserva - chi non poteva permettersi di arredare la casa in un colpo solo acquistava singoli pezzi; adesso non lo fa più nessuno. E questo cambiamento ha reso “fuori tempo” la vetrina. Tenere aperto un negozio aperto non rende più, quello del contenitore è un sistema vecchio».
Quel “contenitore” di via San Francesco, e prima ancora le sedi di via Carducci e via della Sorgente, hanno visto esposti decine di prodotti di design all’avanguardia, divenuti negli anni pezzi di modernariato trattati anche nelle aste internazionali.
«I nostri genitori - ricorda Gabriella - hanno partecipato al “made in Italy” per anni con prodotti di design ad alto livello. Erano nati rapporti stretti tra i produttori e noi che ne eravamo i distributori, legami molto forti anche con progettisti di fama come Sotsass, Mangiarotti o Albini. In quegli anni i piccoli negozi erano infatti l’unico mezzo per veicolare le ricerche dei progettisti».
Negli anni, come si diceva, il mercato è radicalmente mutato, fino al punto di portare i fratelli Dorligo a decidere la chiusura. In queste settimane, così, le vendite proseguono ma a prezzo ridotto. «Vendiamo più nelle altre regioni che a Trieste - osserva ancora Gabriella -. Un po’ più di campanilismo da parte dei triestini non farebbe male».
E il domani? «Stiamo valutando se continuare o meno questa attività», rispondono i fratelli Dorligo, che aggiungono: «Se dovessimo proseguire, sarà con formule molto diverse, e forse anche su piazze diverse...».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo