«Dormiremo sulle panche della chiesa»
I migranti senza convenzione sono tornati alla Caritas: «Come potremo pagare le multe se non abbiamo i soldi?»

Bumbaca Gorizia 24.06.2014 Profughi Fotografia di Pierluigi Bumbaca
“La scorsa notte abbiamo dormito in chiesa”. Dalle panchine del parco, ai banchi della chiesa l’associazione di idee è immediata. Per i migranti, però, il concetto di chiesa è piuttosto ampio. I richiedenti asilo fuori convenzione non distinguono tra i diversi edifici di un unico complesso architettonico così, a ben guardare, si scopre che la notte tra mercoledì e giovedì, in realtà, la hanno trascorsa nel salone della Caritas attiguo alla chiesa dei Cappuccini e non nella stessa chiesa. A confermarlo è don Paolo Zuttion. Se è vero che così l’immagine diventa molto meno forte, la sostanza non cambia: in città rimangono 25 persone prive di ogni forma di accoglienza che dormono all’addiaccio e la Caritas ha dovuto riaprire le porte della propria sede per dare loro un riparo temporaneo ed evitare che rimanessero tutta la notte sotto la pioggia. La prima intervista da sindaco di Rodolfo Ziberna ha subito sollevato una bufera. L’ipotesi delle multe per chi si sdraia sulle panchine pubbliche goriziane ha spinto la minoranza ad attaccarlo prima ancora che il neo-primo cittadino potesse formare la propria giunta. Don Paolo si limita invece a liquidare l’uscita con un sorriso di circostanza che vale molto più di mille parole. Quanto ai migranti, qualcuno è a conoscenza della proposta - per averla letta sui social-network cittadini -, altri ne sono all’oscuro. Ieri ai giardini pubblici era giornata di mercato e la presenza delle bancarelle è stata già da sola sufficiente a rendere off-limits molte panchine. «Ci danno la multa se dormiamo sulle panchine o se ci riposiamo sul prato? E con quali soldi le paghiamo?» chiedono spiegando che, in ogni caso, non hanno intenzione di rimanere a Gorizia. Al contrario: non vedono l’ora di andarsene.
Tra loro c’è chi lo ha già fatto, ma è dovuto tornare perché aveva il colloquio con la commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale. Mohammed, ad esempio, si era trasferito a Milano. È tornato la scorsa settimana per ritirare i documenti definitivi. Sui “papers” che conserva gelosamente in una busta di plastica è stampata con un timbro blu la dicitura “Data del ritiro…”. Accanto è stato scritto “23/6/2017”. La data è stata però annullata con un veloce tratto di penna e sotto è stato aggiunto un “28/6/2017” che, a sua volta, ha subito lo stesso tragico destino del predecessore. A seguire si legge ora un “10/7/2017”. «Sarà la volta buona?» si chiedono i migranti. Il problema è che i titoli di soggiorno non vengono stampati a livello locale e se la questura non li ha ricevuti, non li può consegnare. «Se gli danno i documenti, torna subito a Milano. Non rimane certo a Gorizia, dove non ha niente da fare», sottolinea un amico di Mohammed che parla inglese e aggiunge: «Dopo due mesi passati a dormire all’aperto, oggi due persone se ne sono andate senza i documenti».
Nel gruppo un ragazzo dice di venire dalla Germania e di essere tornato a Gorizia dopo tre anni per il colloquio. Anche lui se ne andrà appena la burocrazia glielo permetterà. Per il momento però vive in un limbo e, quando non piove, dorme su una panchina.
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