“Duca d’Aosta”, l’aeroporto-fantasma

Domani dovrebbe essere firmata la nuova convenzione, per ora nessun velivolo si alza in volo eppure esiste un cda
Di Roberto Covaz

Perché i paracadutisti alpini non si sono potuti lanciare sullo stadio Baiamonti? Perché l’aeroporto di Gorizia è inagibile e dunque non c’era uno scalo d’appoggio, come preteso da Enac?

No, la verità che emerge è un’altra, clamorosa: l’aeroporto Duca d’Aosta non esiste. Le strutture non sono mai state accatastate dal 1981, quando il Ministero della Difesa cedette al Ministero dei Trasporti, sponda Enac, la gestione del sito diventato civile. Significa che tutti i progetti dovranno essere preceduti da lunghe e costose pratiche amministrative. «Significa che un recupero-restauro dell'aeroporto dovrà prevedere un progetto capace di salvaguardare l'unicità, la storicità e il grande valore culturale del sito e non cedere a interventi estemporanei che ne altererebbero la funzionalità aviatoria», precisa Piero Marangon, docente goriziano ed esperto di storia del volo.

Non esiste l’aeroporto, ma esiste una società, la Società consortile che si appresta a firmare domani con Enac Venezia la convenzione per la gestione ventennale del Duca d’Aosta.

La consortile è una società pubblica che non produce utili, che assicura il gettone di presenza ai cinque componenti il cda e i rimborsi spese ai cinque sindaci del collegio dei revisori dei conti: è presieduta dall’imprenditore Ariano Medeot confermato nella carica dopo il rinnovo del gennaio scorso. Il socio di maggioranza è il Comune di Gorizia, che detiene il 51% delle quote; ci sono poi Provincia (che ha messo in vendita le proprie quote), Camera di Commercio di Gorizia con il 3% e di Trieste, Comune di Savogna con il 20%, Aeroporto Fvg e Friulia. Non è dato sapere a quanto ammonta il gettone di presenza del cda e l’indennità del presidente. Il sito web della società non è aggiornato da mesi, tanto che compare ancora il vecchio organigramma.

Dell’attuale cda da segnalare la presenza di Giuseppe Paone, nominato dal Comune di Gorizia, rinviato a giudizio per associazione a delinquere nell’ambito dell’inchiesta per la fornitura di acqua minerale all’ex Cie di Gradisca. La Società consortile si è aggiudicata nel dicembre dello scorso anno la gara europea bandita da Enac per la gestione dell’aeroporto. Vittoria sul velluto, visto che non c’erano concorrenti. Sono trascorsi sei mesi dall’aggiudicazione della gara senza che nulla sia accaduto. Perché tempi così lunghi? È solo colpa della burocrazia?

Qualcosa in realtà è accaduto in questi mesi.

Si chiama Mauro Troncia ed è il direttore dell’aeroporto di Asiago, il cui azionista di maggioranza è l’imprenditore trevigiano Bruno Zago, patron della Pro.Gest, gruppo leader in Italia nella produzione di carta e cartone e creatore delle poltrone di cartone della trasmissione Ballarò. Troncia è il nome nuovo dell’oscura storia dell’aeroporto di Gorizia. È stato lui, infatti, ad aggiudicarsi la gara bandita dalla Società consortile per la copertura del posto di responsabile tecnico. Percepirà 2000 euro all’anno. Cosa può aver spinto Troncia a occuparsi del Duca d’Aosta praticamente rimettendoci? È probabile che ci venga poco a Gorizia. E se Troncia fosse una testa di ponte per l’arrivo di Zago, interessato a rilanciare l’aeroporto di Gorizia?

Anche il ruolo di responsabile tecnico è preteso da Enac. Il termine per la presentazione delle domande scadeva il 29 aprile, poi prorogato all’8 maggio. Questo si legge sul sito della Società consortile. Zero notizie invece sulla nomina di Troncia.

Alla gara hanno partecipato quattro candidati tra i quali l’artigiano bergamasco Luigi Tibaldi, dato per dimorante all’interno dell’aeroporto, e il tenente colonnello Claudio Macrini, goriziano d’adozione, già ufficiale dell’Aeronautica militare il cui ultimo incarico è stata la direzione dell’Ufficio operazioni della base aeronautica di Rivolto.

In aprile la Società consortile ha sfrattato l’associazione Duca d’Aosta che custodiva nell’hangar una decina di aerei e che in qualche modo garantiva un minimo di attività di volo. Analoga sorte è toccata agli altri soggetti (Arma aeronautica, Paracadutisti d'Italia, Costruzioni aeronautiche Bertocchi, Luigi Tibaldi, Centro zootecnico goriziano) che gravitavano all’interno dell’aeroporto. Atto dovuto della Società consortile su istanza di Enac. Ora il sito è deserto. Una catena agganciata a un lucchetto chiude il cancello d’ingresso. Ma ieri alle 13.55 un’utilitaria grigia con una persona al volante è uscita dall’aeroporto e ha lasciato il lucchetto aperto, come se dovesse rientrare di lì a poco. C’è qualcosa che non torna al Duca d’Aosta.

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