Duino, solo ad aprile una decisione su Coisce

DUINO AURISINA. Ancora scintille tra maggioranza e opposizione per il “nuovo progetto Coisce”, ieri oggetto di discussione in Seconda commissione, convocata dal presidente Maurizio Rozza. Della vicenda tuttavia, come emerso, il consiglio potrà essere investito appena ad aprile, quando cioè scadranno i 60 giorni di tempo entro i quali la Regione, chiamata a un parere, dovrà esprimersi in sede di valutazione d'incidenza ambientale. Solo allora, in caso di via libera, la proprietà, ieri in aula con Fabio Pahor, esporrà all'amministrazione il suo piano, chiamando la massima assise a votare una variante al Piano regolatore. Passaggio ineludibile, pena il mancato recupero filologico di Coisce, borgo rimasto disabitato dagli anni '70 e acquisito dai Pahor nel 2000, assieme ad altri terreni. Infatti, come spiegato da Rozza prima e dal vicesindaco Massimo Veronese poi, l'area in questione è classificata come F2A, quindi a tutela integrale. Nel corso dell'iter della variante 18, un emendamento scaturito da un'osservazione presentata dalla Riserva di caccia e votato all'unanimità (con una sola astensione), sancì infatti l'impossibilità di un recupero conservativo dei ruderi. La precedente proprietà fece ricorso al Tar, soccombendo. Da allora tutto, come sottolineato da Rozza, è rimasto inalterato, ma si avverte la necessità di “chiarire agli imprenditori che legittimamente da 15 anni avanzano proposte cosa possono o non possono fare”. “Io – ha chiarito il presidente – sono convinto che quel territorio possa essere un volano per lo sviluppo, in virtù del suo valore storico e ambientale, ma proprio per questo quell'area deve rimanere così com'è, integra. Sì alla creazione di un agriturismo, come prospettato dalla proprietà, ma non nella zona baricentrica del comprensorio, bensì periferica”. Nella maggioranza non c'è la stessa visione: «Il progetto è molto interessante – così Veronese – si tratta solo di capire quali siano i carichi tollerabili dalla zona, se conviene riqualificare quelle case o non sia meglio spostare il tutto a ridosso dell'Ermada. Mi piace, però, l'idea dei percorsi storici, nonché il recupero dell'attività agricola, se compatibile ai vincoli». Laica anche la posizione dell'assessore Andrej Cunja, che si esprimerà solo dopo aver visto il progetto, ma non è a priori contrario: «Se un recupero si farà, l'edificato dovrà essere tale e quale a quello degli anni '70”. Opposizione (assenti Romita e Pallotta) critica, invece, sulla conduzione di ieri: “Ancora una volta – ha bacchettato Andrea Humar - Rozza non si è dimostrato un presidente super partes ma ha usato lo strumento istituzionale della commissione per sommari processi ai progetti, insomma per fare propaganda. Infatti non c'è stato uno straccio di piano da discutere. Ho notato invece insofferenza da parte di tutti, anche della maggioranza». Scettico pure Giorgio Ret, per il quale “la verità va raccontata per intero e quell'emendamento venne votato all'unanimità perché altrimenti chiunque avrebbe potuto avere mano libera lì: eravamo concordi nel non fornire concessioni dirette, ma nel fare sì che gli imprenditori stipulassero convenzioni col Comune prima di intaccare un'area così delicata”.
Tiziana Carpinelli
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