E al Nautico gli alunni bandiscono i gavettoni

Era il 2 giugno del 2013 quando nei dintorni dell’istituto Nautico un inseguimento goliardico a suon di gavettoni si trasformò in tragedia, con un’anziana signora travolta involontariamente da un ragazzo che a sua volta fuggiva dal gruppo d’inseguitori, e morta dopo essere caduta. Era tempo di maturità, e il giorno dopo la classica notte dei maturandi si era come da tradizione reiterata la goliardia a base di lanci di gavettoni. Quest’anno i ragazzi del Nautico, insieme a professori e genitori, hanno voluto cambiare registro, abbandonando i gavettoni – tristemente legati a una tragedia difficile da dimenticare - per una sorta di “giochi senza frontiere” da loro organizzati. Così il piazzale davanti alla scuola, a un anno esatto dalla disgrazia, si è trasformato ieri in un grande parco giochi, con gli studenti del Nautico impegnati come concorrenti in varie sfide, dal “tiro alla cima” allo “scoppio del parabordo”, fino al “porta la mela a prua co la mula a poppa”. Grandi assenti, per volontà dei ragazzi, tutti i giochi che includevano l’atto del lanciare oggetti, che da quel 2 giugno è diventato tabù.
«Con i ragazzi l’episodio di un anno fa – racconta il docente Franco Padalino – è stato ricordato più volte in vari modi: se ne è discusso molto, per non correre il rischio che venisse dimenticato nel tempo. Da loro è giunta la proposta di organizzare per quest’anno una festa pre-maturità diversa ed ecco qui c’è metà scuola che ha scelto di partecipare a questa iniziativa». «Abbiamo deciso di proporre un’iniziativa alternativa ai gavettoni – spiega Alberto, rappresentante di una quinta classe -: è per non dimenticare e per dimostrare che dopo quel fatto tragico abbiamo deciso di modificare il nostro comportamento. Così abbiamo organizzato una serie di giochi attivi, ma senza violenza e senza lanci di alcun genere. Abbiamo preferito bocciare anche l’idea del tiro al bersaglio per quest’anno». «Abbiamo voluto dimostrare la nostra maturità e anche ricordare nel rispetto la povera signora», aggiunge un altro studente.
Da qui l’idea di organizzare i giochi in un ambiente protetto in modo da evitare anche solo la possibilità di un incidente. Tra i presenti c’era anche la mamma del minorenne coinvolto nell’incidente dell’anno scorso, che racconta come il ragazzo si stia lentamente riprendendo dal trauma che l’ha segnato. «Fin dall’inizio mio figlio ha voluto prendersi la responsabilità dell’accaduto – dice - anche se era chiaro che si era trattato di un inseguimento. Era dimagrito tantissimo e al suo ritorno a scuola aveva avuto l’ennesima crisi. Con l’aiuto degli psicologi e anche grazie all’appoggio prezioso dei suoi compagni, ora finalmente ha capito che quando si parla di un reato colposo s’intende un evento non intenzionale. Attendiamo fiduciosi lo svolgersi del processo».
Giulia Basso
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