E alle medie c’è pure il dubbio sulla seconda lingua straniera
Per chi si iscrive alle medie la decisione è doppia: bisogna scegliere non solo l’istituto, ma anche la seconda lingua comunitaria da affiancare all’inglese. L’offerta varia da scuola a scuola ed è influenzata dalle richieste delle famiglie. C’è il tedesco, questo sconosciuto, in realtà molto meno difficile di quel che sembra. Ma c’è anche il francese, lingua dell’alta diplomazia e di tanta letteratura. Oppure lo spagnolo, parlato in mezzo mondo. O ancora lo sloveno, legato a doppio filo con il nostro territorio per ragioni storiche e culturali.
A Roiano saranno attivate le sezioni di tedesco e spagnolo. Spiega Paola Forte, braccio destro del dirigente dell’istituto comprensivo Roiano-Gretta: «Il tedesco si sceglie perché si pensa alla prossimità del mondo germanofono. È inoltre una lingua molto formativa. Lo spagnolo, dal canto suo, è attraente perché è una delle lingue più diffuse al mondo. In più è simile all’italiano: ciò permette di avvicinarsi alla lingua con maggiore spontaneità». Passando allo sloveno, per il momento è tra le opzioni in ballo solo nelle scuole Nazario Sauro di Muggia e Rismondo di Trieste. Anche se in realtà, dopo il riconoscimento formale del Miur dello scorso anno, ogni scuola media italiana potrebbe potenzialmente chiederne l’attivazione. «Da noi partiranno le classi di francese, tedesco e sloveno», chiarisce Andrea Avon, dirigente dell’ic Iqbal Masih, in cui rientra appunto la Rismondo. «Chi impara più lingue da giovanissimo, sarà facilitato ad apprenderne ulteriori anche in futuro. Non importa tanto quali: ciò che conta è che si studino - prosegue Avon -. È nota la vicinanza, non solo geografica, tra noi e il mondo tedesco e mitteleuropeo. Idem per quello sloveno. Il francese, oltre a essere meraviglioso e capace di aprire ai classici della letteratura europea, dischiude anche gli orizzonti dei Paesi dell’Africa ex coloniale: una risorsa per il mondo del lavoro».
Il tedesco, in particolare, spesso paga lo scotto di essere considerato difficile. A torto, secondo il docente di un’altra scuola: «È uno stereotipo. Certo, le difficoltà emergono prima. Ma una volta superate, si tratta di una lingua molto logica. Negli anni, poi, è cambiato l’approccio didattico: sempre più concreto, mira al sapersi arrangiare in situazioni quotidiane. E le prospettive sono di lungo termine. Diversi miei ex alunni, diventati medici o ingegneri, hanno trovato addirittura lavoro in Germania». —
L.Gor.
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