È scoppiata la pace consortile-Duca d’Aosta

«Potremmo rientrare in gioco». Pareva che i rapporti fra la società consortile e l’associazione sportiva e dilettantistica “Duca d’Aosta” (che aveva gestito l’attività aeroportuale e l’hangar Glewitz) fossero ai ferri corti. Lo sfratto, imposto per la verità dall’Enac, aveva fatto salire la temperatura.
Ma oggi nelle parole di Fulvio Chianese, presidente della Duca d’Aosta, dominano le aperture. E il comandante svela anche un particolare che lascia ben sperare sulla prossima apertura della Pipistrel.
Chianese, finalmente la consortile ha in mano le chiavi dell’aeroporto. Qual è la sua reazione?
Positiva. È un passo avanti importante. Per quanto ci riguarda, abbiamo ceduto, nei giorni scorsi, il servizio anti-incendio alla “Pipistrel”. Tutta l’attrezzatura che era nostra e che noi gestivamo, è passata oggi all’azienda slovena. Stiamo anche fornendo loro assistenza riguardo l’utilizzo di tutte le strumentazioni. Pertanto, prima di vedere atterrare o decollare gli aerei ci vorrà ancora del tempo. Per portare a compimento tutta la procedura ci vogliono un mese e mezzo, anche due. Poi, c’è un’altra questione.
Quale?
Bisogna mettere mano all’hangar Glewitz.
Ma non era già stato risistemato?
Certo, ma occorrono altri interventi. Gli uffici accanto, infatti, sono “disastrati” e sono necessari lavori per rimetterli in sesto e riportarli ad una dimensione dignitosa.
Mi sembra che lei stia parlando ancora con grande trasporto e interesse di questo aeroporto. Ma non c’era stato uno strappo con la consortile? Non aveva detto che sarebbe stato un addìo?
L’aeroporto di Gorizia è una risorsa ed è un patrimonio che va tutelato. Ne parlerò sempre con affetto perché ci tengo a quell’area. I rapporti con la società consortile? Sono migliorati.
Peraltro, non più tardi di ieri, Ariano Medeot, presidente della consortile, ha annunciato che ci sarà spazio per tutti e la priorità verrà data ad associazioni e enti del territorio che già hanno provveduto a mandare avanti, nel passato, l’attività dello scalo. Sembra il vostro identikit...
Verrà emanato un bando. E, a questo punto, parteciperemo pure noi. Enac ci chiede, però, i canoni arretrati. Noi rispondiamo che gli accordi presi con chi c’era in precedenza alla guida dell’Ente nazionale per l’aviazione civile erano altri. Stiamo trattando per capire come venirne fuori. Una volta risolta tale questione, presenteremo la nostra candidatura. Se c’è spazio, entriamo pure noi.
Quindi, avete superato tutti i dissapori con la consortile?
Diciamo che ci stiamo parlando, stiamo ragionando assieme, vogliamo superare i dissapori del passato. I contatti ci sono sia con la consortile, sia con la Pipistrel. Certo, resta la grande amarezza di avere buttato via il lavoro già fatto.
A cosa si riferisce?
Nell’hangar avevano sedici aeroplani. Poi, tutti e sedici hanno dovuto trovare una nuova sistemazione, visto che è arrivato l’ordine di sgombero da parte di Enac. Adesso, forse, ne rientreranno sei. Ormai, i proprietari degli altri dieci aerei hanno firmato contratti di un anno, anche due, con altri aeroporti. E chi se n’è andato, se n’è andato. Non sarà facile richiamare indietro tutti questi aerei. Bisognerà ripartire da zero.
Lei dice che, forse, bisognava adottare una strategia più morbida?
Sì. E l’abbiamo detto in tempi non sospetti. Forse, non è stata una buona idea “sfrattare” gli aerei. Questo ha fatto sì che è quasi un anno che all’aeroporto Duca d’Aosta non si vola più. L’associazione sportiva Duca d’Aosta, comunque, continua ad esistere ma non è attiva. Per ora.
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