Eccellenza sul diabete Il San Polo impianta otto sensori glicemici
Nel reparto la prima esperienza in regione del nuovo sistema sottocute che consente di eliminare i prelievi dai polpastrelli

Bonaventura Monfalcone-02.08.2017 Nuovo chip per la cura del diabete-Reparto di diabetologia-Ospedale di San Polo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Si conferma all’avanguardia la Diabetologia dell’ospedale di Monfalcone e Gorizia, dove vengono seguiti rispettivamente 3.500 e 1.500 pazienti. Di questi 550 sono affetti da diabete di Tipo 1, quello che dipende dal malfunzionamento del pancreas e necessita di un continuo controllo della curva glicemica e una terapia a base di insulina. Finora per monitorare con costanza la prima non c’era alternativa all’analisi di piccoli campioni di sangue bucando più volte al giorno i polpastrelli. Una nuova tecnologia sta però venendo incontro a pazienti e medici e il reparto di Monfalcone l’ha adottata, per prima in regione.
A fine giugno, prima esperienza del genere nel Friuli Venezia Giulia e seconda nel Nord Est preceduta solo di pochi giorni da Padova, sono stati impiantati nella Struttura dipartimentale di Diabetologia di Monfalcone, diretta da Roberto Da Ros, i primi 8 sensori glicemici sottocutanei Eversense. Si tratta di un piccolissimo sensore, grande un paio di millimetri, che viene inserito sottocute in anestesia locale e con un piccolissimo taglio poi richiuso con cerottini. Il sensore fornisce dati molto precisi sulla glicemia ogni 5 minuti e per 90 giorni prima di dover essere sostituito, in attesa, pare piuttosto a breve, che siano disponibili sensori in grado di funzionare per 6 e, più avanti, 24 mesi.
Il sistema è rivolto appunto a pazienti con diabete di Tipo 1, e che rispondano ai criteri stabiliti dalla Regione nel mettere a disposizione la tecnologia, e al momento ne hanno usufruito 4 adulti e 4 ragazzi, appena maggiorenni. Entro la fine dell’anno altri utenti potranno impiegare la nuova tecnologia, come spiega Roberta Assaloni, uno dei quattro medici in forza al servizio (di cui due, compreso il responsabile, si occupano però solo delle lesioni del piede diabetico), assieme alla dietista Raimonda Muraro. Il nuovo sistema si sta rivelando prezioso per migliorare la qualità della vita dei diabetici di Tipo 1, che devono ricorrere a una terapia insulinica di tipo intensivo, sia nella quotidianità sia in prospettiva. Il sensore, che rileva in continuo la glicemia, permette di eliminare quasi del tutto le fastidiose glicemie capillari fatte bucando il polpastrello (alcuni prelievi di questo genere saranno però sempre necessari come taratura del sensore). Il quadro a disposizione del team diabetologico è di un profilo glicemico completo delle 24 ore e per tre mesi a cui affidarsi per il controllo della terapia e del compenso metabolico. «È fondamentale che siano i più precisi possibile per limitare i danni arrecati dalla patologia», spiega Assaloni, che sottolinea come sia comunque in aumento il diabete di Tipo 2, dovuto alle cattive abitudini alimentari, nella popolazione locale, anche quella più giovane. Il Servizio segue anche 500 casi all’anno di diabete gestazionale, in gran parte riguardanti donne di origine bengalese, geneticamente predisposte alla patologia. La struttura diabetologica di Monfalcone continua quindi a dimostrarsi un’eccellenza nell’uso della tecnologia a servizio di un migliore compenso metabolico della persona con diabete (e non a caso attrae pazienti da Trieste e dalla Carnia), consentendo loro di svolgere una vita piena. Anche di sport. Lo dimostra Michele Utzeri, 31 anni, che il diabete di Tipo 1 ha scoperto di averlo a 23 anni al rientro da una missione all’esterno. È uno degli otto cui è stato impiantato il sensore e che assieme ad altri tre atleti dello Sweet Team Aniad Fvg, associazione per la promozione dello sport tra i diabetici che collabora con la Dialettologia di Monfalcone, ha corso la mezza maratona Miramar a Trieste.
Il piccolissimo sensore glicemico permette infatti la trasmissione sicura dei dati glicemici a un ricevitore in possesso del diabetologo. Gli atleti sono stati così seguiti in telemetria, senza doversi fermare per farsi la glicemia dal dito. Sono stati avvisati da ciclisti quando è stato il momento di dover assumere una integrazione di carboidrati. I risultati finali sono stati eccellenti in termini di stress, prestazione atletica e compenso metabolico. Per i diabetici, anche di Tipo 1, rimane fondamentale del resto, come sottolinea la diabetologa, tenersi in movimento.
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