Ecco come funziona il pronto soccorso

Erroneamente utilizzato come un ambulatorio, si occupa invece delle urgenze

Perché la gente si lamenta tanto dei lunghi tempi d’attesa al pronto soccorso? Perché forse non ne conosce l’organizzazione interna o forse non è al corrente della cronica mancanza del personale sanitario o della disorganizzazione territoriale, intesa come medici curanti.

All’arrivo al pronto soccorso il paziente viene valutato, da un infermiere e inserito nella lista d’attesa con un “codice colore” che va dal bianco al rosso secondo la gravità della sintomatologia e non secondo l’ordine d’arrivo. Eventualmente l’addetto può consigliare un percorso diverso dal pronto soccorso. Non perché gli manchi la voglia di lavorare, ma per fare educazione sanitaria, insegnare a tale persona il corretto utilizzo del sistema sanitario nazionale. Molti pazienti pensano di potersi recare in pronto soccorso per qualsiasi problema, qui sta l’errore: ogni cittadino italiano ha diritto al medico curante al quale dovrebbe rivolgersi in caso di malattia. Tanti preferiscono andare in ospedale perché non trovano mai il proprio medico oppure perché “non volevano disturbarlo” oppure perché così “fanno prima”. Questo errato utilizzo del pronto soccorso causa delle liste d’attesa molto lunghe con conseguente “intasamento”. Tutte le procedure effettuate in ospedale hanno dei tempi: gli esami di laboratorio danno l’esito dopo circa un’ora/un’ora e mezza; una radiografia deve mettere in conto il tempo di chiamata del tecnico e il tempo per il referto dell’esame da parte del radiologo; lo specialista chiamato in consulenza (salvo le vere urgenze) termina prima il lavoro in reparto o in ambulatorio e poi visita il paziente al pronto soccorso. Se si sommano tutte queste problematiche, è facile capire perché i pazienti aspettano molte ore prima di essere dimessi. Ma la causa non è del personale del pronto soccorso. La gente molto spesso presenta delle denunce all’ospedale per i lunghi tempi d’attesa, senza però tener conto di tutto l’insieme.

Alcuni dei problemi fondamentali sono la mancanza del personale e le persone che dovrebbero imparare a gestire da sole le piccole cose, usando con più criterio il pronto soccorso. O altrimenti rivolgersi al medico curante, che dovrebbe essere reperibile durante tutte le ore diurne, non solo negli orari di ambulatorio. Dovrebbe esserci più collaborazione e comunicazione tra i medici del territorio e quelli ospedalieri. Ci sono dei casi trattabili ambulatorialmente o al day-hospital o direttamente ricoverabili, mentre i pazienti vengono sempre inviati al pronto soccorso. Inoltre per i pazienti gestiti in casa dalle famiglie bisognerebbe rafforzare l’assistenza domiciliare. Per problemi non risolvibili autonomamente vengono mandati in pronto soccorso. Con più interventi a domicilio si ridurrebbero la spesa sanitaria, i ricoveri (costa più un ricovero che l’assistenza a domicilio) e gli accessi al pronto soccorso. Senza contare la tranquillità che ha il paziente stando a casa propria.

Daniele Orzan

III A Liceo scientifico

“Duca degli Abruzzi”

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