Electrolux a Porcia investe 32 milioni e taglia 450 posti

TRIESTE. Adesso anche Porcia ha il suo piano, come Electrolux aveva promesso, ma non è certamente un dono. E tutti aspettano di parlare con il nuovo ministro dello Sviluppo Economico. Comunque, l’azienda svedese, nell’incontro con i sindacati tenutosi ieri pomeriggio a Roma “in sostituzione” del tavolo ministeriale slittato per la crisi governativa, ha presentato le cifre con cui ritiene “salvabile” lo stabilimento della Destra Tagliamento: è disposta a investire 32 milioni sui 150 programmati per i siti italiani, ma mette a referto 316 esuberi - se l’orario sarà di 6 ore più 2 ore di “solidarietà” - che possono salire a 450 se l’orario resterà quello contrattuale di 8 ore.
A Porcia lavorano oltre 1100 addetti, quindi le eccedenze occupazionali variano indicativamente tra il 40 e il 30%. Electrolux, qualora l’orario sia di 6 ore, intende tagliare 298 operai e 18 impiegati; qualora invece l’orario restasse di 8 ore, ritiene di dover mandare a casa 432 operai e 18 impiegati. Il piano industriale 2014-2017, presentato ai sindacati, prevede che la produzione si concentri sulla fascia di “alta gamma”, con un calo progressivo dei pezzi fabbricati: saranno 1.250mila lavatrici per quest’anno, 1.050mila macchine nel 2015, 950mila nel 2016, 750mila nel 2017. Evidentemente Electrolux stima che, per situarsi su un target qualitativo e commerciale di un certo tipo, necessiti ricalibrare la struttura produttiva.
La multinazionale ha rilanciato anche sull’argomento salariale, che tante polemiche aveva suscitato quando lo scorso 27 gennaio venne presentato il piano “originario”: Electrolux vuole sì “sforbiciare” 3 euro sul costo/ora lavorata, ma pensa di poter risparmiare la paga netta del dipendente, intervenendo invece sulla leva fiscale e contributiva. Su un punto la delegazione aziendale, guidata dall’amministratore delegato Ernesto Ferrario, è stata molto chiara: considera imprescindibile il rifinanziamento dei contratti di solidarietà.
Alle proposte avanzate per Porcia, che costituiscono la maggiore novità di questa seconda fase, Electrolux ha aggiunto un ripensamento anche per il sito trevigiano di Susegana, dove manterrà 94mila dei 158mila frigoriferi “Cairo 3” che in un primo tempo aveva programmato di trasferire in Ungheria.
Le prime reazioni appaiono comprensibilmente interlocutorie, perchè è vero che non si parla più di chiusura, ma la proposta aziendale è molto impegnativa. «Lo consideriamo solo l’inizio della trattativa, un punto di partenza da cui proseguire per sviluppare un discorso più articolato e convincente», ha commentato il governatore del Fvg Debora Serracchiani, che guarda alla «qualità dell’investimento strategico nello sviluppo» di Porcia. E ribadisce che «la Regione è pronta a mantenere gli impegni presi, ma questo non può valere a senso unico». Valutazioni condivise dal vice Sergio Bolzonello. Sempre sul piano istituzionale, il collega veneto Luca Zaia ritiene «positivo il fatto che la trattativa sia entrata nel vivo». Aperture anche sul versante sindacale. «Le azioni messe in campo dai lavoratori hanno un primo risultato - ha detto per la Fiom-Cgil Michela Spera, responsabile del settore elettrodomestici - la dichiarazione che Porcia non chiude si è sostanziata in un investimento sullo stabilimento e nelle produzioni». «Nel piano - osserva invece Anna Trovò, segretario nazionale di Fim-Cisl - si prevede una missione produttiva per ognuna delle fabbriche italiane, focalizzata sulle produzioni di gamma alta». Sulla necessità di confrontarsi al tavolo ministeriale insiste Rocco Palombella, segretario nazionale della Uilm, che oggi parteciperà all’assemblea dei lavoratori di Porcia.
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