Elezioni, "opa" di Moretton e Saro sulle regionali

I due big esclusi dalle politiche potrebbero ritrovarsi in un polo montiano. Oggi il gruppo Pd: Serracchiani cerca il recupero
Lasorte Trieste 20/06/11 - Savoia, Assemblea Un'Altra Trieste, Franco Bandelli, Ferruccio Saro
Lasorte Trieste 20/06/11 - Savoia, Assemblea Un'Altra Trieste, Franco Bandelli, Ferruccio Saro

TRIESTE. Flavio Pertoldi che dice «l’officina è già al lavoro» e Ferruccio Saro che, su una nuova avventura in Regione, aggiunge «mai dire mai» sono più di due indizi. La prova manca solo formalmente ma il cantiere è già aperto. Non serve attendere l’esito delle elezioni politiche: gli esclusi dalla corsa, dagli ex democristiani agli ex socialisti, sono pronti a ritrovarsi sotto la bandiera di Mario Monti per il voto di fine aprile in Friuli Venezia Giulia.

Serracchiani-Moretton È un problema evidentemente serio, visto dal punto di vista di chi uno scenario del genere lo vede come un incubo, se Debora Serracchiani ha telefonato a Gianfranco Moretton, chiedendogli un incontro. Proprio oggi, in occasione della riunione del gruppo consiliare, potrebbe esserci il faccia a faccia. Moretton è un altro tentato dal centrismo anche se, al momento, non risulta una sua uscita dai democratici. Anzi, rispondendo a qualsiasi altra domanda con un «no comment», il quattro volte consigliere regionale, mister 22mila preferenze in vent’anni, precisa senza titubanze: «Sono nel Pd». Per adesso.

Il ruolo di Maran Chi non ha invece remore nel confermare la sua fuga è Pertoldi. Autoescluso dalle primarie di fine dicembre per il Parlamento, l’ex coordinatore regionale della Margherita ha reso omaggio all’unico che è riuscito a recuperare già una poltrona in casa Monti, Alessandro Maran, capolista al Senato per Scelta civica. «Ha fatto benissimo», ha detto Pertoldi dell’ex diessino, sancendo di fatto un patto che dovrebbe concretizzarsi alle regionali, tanto più se Maran non riuscirà a conquistare il seggio in Parlamento.

Saro e le larghe intese Nessun dubbio che, nel percorso direzione centro, ci sarà anche la mano di Saro (il «mai dire mai» non è stato pronunciato a caso), il senatore di Martignacco uscito dal Pdl, che già da tempo ragiona sulla riproposizione dell’Agenda di Monti in Friuli Venezia Giulia. Di larghe intese Saro ha sempre parlato. Ma, se Pdl e Pd non ci stanno, se Renzo Tondo intende riproporre il modello Gorizia assieme a Lega e Udc, e se Serracchiani stringerà accordi a sinistra con Sel, Saro si impegnerà nell’operazione centrista, di fatto il terzo polo alle prossime regionali.

Baiutti in stand by Dall’esterno, perché pure lui, come Moretton, ribadisce per ora fedeltà al Pd, ci potrebbe essere anche l’appoggio di Giorgio Baiutti, un altro che è rimasto scottato, e mica poco, dalla vicenda delle “parlamentarie” democratiche. Neppure lui ha avuto la deroga per potervi partecipare: una porta sbarrata per chi, con tre legislature alle spalle, non si potrà ricandidare per il Consiglio regionale in casacca Pd. «Non smanio per ritornare in piazza Oberdan – chiarisce il diretto interessato –, per adesso non è in agenda il mio trasferimento ad altra lista».

Cittadini con Debora Ma che qualcosa accada, nonostante i tentativi in area Serracchiani di frenare emorragie, è ormai certo. Pertoldi non ha dubbi. Dell’abilità politica di Moretton e Saro è difficile dubitare. Come pensare del resto che due vecchi volpi come loro possano accettare il pensionamento anticipato? Dopo le politiche sarà pure possibile allargare ulteriormente gli interlocutori. Un progetto di centro targato Monti non potrà non riguardare anche l’Udc. Magari anche Fli. Mentre i Cittadini, i più “civici” di tutti, continuano a preferire il centrosinistra. «Siamo con Serracchiani – dice Piero Colussi –. Eventualmente il dialogo è aperto con Italia Futura».

I montezemoliani Quell’Italia Futura tradita proprio dal versante Monti. Il candidato indicato dai “montezemoliani” come capolista alla Camera, il medico triestino Fanni Canelles, è stato superato sul filo di lana dall’ex presidente dell’Udc Gian Luigi Gigli. Motivo per le dimissioni immediate di gran parte del direttivo regionale di Italia Futura, difficilmente ripescabile in un progetto legato all’ex premier sceso in politica.

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