Esercenti indispettiti per i lavori al ponte

Proteste sull’Isola della Schiusa per il rischio chiusura del  Bullesi: «Siamo pieni di turisti, finiamo prima la stagione»
Antonio Boemo

Antonio Boemo / GRADO

Stagione turistica ancora a pieno regime con strutture ricettive e di ristorazione ancora ben avviate, anzi qualcuna ancora vicina al massimo della capienza. Tra le diverse strutture gradesi alcune si trovano anche all’isola della Schiusa nella zona proprio dinnanzi al ponte pedonale, il ponte Bullesi (il ponte Bianco). Un passaggio comodissimo per i turisti che risiedono nelle strutture dell’isola della Schiusa ma anche per altri che desiderano andare a mangiare nei locali di ristorazione.

È sufficiente attraversarlo per raggiungere in un paio di minuti l’ingresso principale della spiaggia (fin prima della costruzione del ponte avvenuta nel 1968 – è lungo poco meno di 57 metri – c’era un batelante che trasportava da una riva all’altra le persone). Diversamente oggi se il ponte fosse chiuso è necessario fare un giro talmente vizioso che i turisti lascerebbero anticipatamente l’albergo. Ma se ciò non bastasse, all’Isola della Schiusa ci sono anche molti residenti che lo utilizzano.

Tanto che utile durante i lavori di ristrutturazione con possibile chiusura sono scoppiate delle proteste e qualcuno ha pure cercato di spostare gli avvisi. I cartelli infatti annunciavano che il ponte avrebbe dovuto essere chiuso per lavori da ieri. In realtà sembra che la ditta inizi l’ultimo intervento proprio oggi. E ciò che ha fatto inviperire di più è che nessuna data è indicata sulle tabelle di divieto di transito. In realtà nell’ordinanza si fa presente che si tratta solamente di 5 giorni.

«Siamo pieni, anzi mi capita anche di mandare via anche clienti – protesta Mariangela Lugnan Verginella del Meuble ristorante al Ponte – abbiamo già esperienze del passato: da pochi mesi si è arrivati a sette». Il riferimento è per il resto dei lavori di ristrutturazione, sanificazione e consolidamento sino ad ora eseguiti.

La vicenda inizia in realtà nel 2014 con la segnalazione sulla pericolosità del manufatto dove si notano i ferri dei piloni cioè senza il cemento attorno. Si arriva nel 2018 con il bando di gara; nel 2019 viene approvato il progetto e nel marzo del 2020 vengono consegnati i lavori. Poi sospesi per l’epidemia di Covid e ripresi in seguito con molta difficoltà per la mancanza di materiali. Dai 280 mila euro iniziali la spesa è incrementata a 315 mila euro.

«Ma qui non si è capito cos’è il turismo – aggiunge Francesco Maran dell’albergo ristorante Serena – che non si pensino proprio a chiudere e che lo facciano quando i turisti se ne sono tutti andati, non ora». A protestare c’è anche il titolare del ristorante Serenella, Marco Camiletti che parla di incredibili lungaggini, con taglio di alberi, con la costruzione di rampe di accesso in cemento che oscurano la vista e anche di parcheggi persi per far spazio a queste.

Il lavoro che manca è ora in realtà quello della sistemazione delle pedale che servono per livellare i gradini esistenti, creando una sorta di corsia, in modo da facilitare il passaggio di carrozzine e biciclette (a mano causa le pendenze). A lamentarsi, pur non essendo stata presente ieri mattina presto alla protesta (in quanto impegnata sul lavoro con le colazioni) è anche la titolare della Locanda da Ambriabella, Genny Canciani: «Ho prenotazioni fino alla prima settimana di ottobre e soprattutto i clienti che vengono al ristorante arrivano proprio attraverso il ponte. Serve un po’ di coscienza». —

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