Esplosione in un cantiere di Trieste, era una vendetta della vittima
L'esplosione avvenuta questa mattina in un cantiere edile in via delle Linfe 20 a Trieste sarebbe stata causata da Antonio Castriota, di 60 anni, poi rimasto ucciso nella deflagrazione. L'uomo voleva vendicarsi della ditta che aveva costruito un palazzo vicino alla sua abitazione togliendogli la vista. A esplodere sono state quattro bombole di gas liquefatto, due delle quali acquistate in mattinata da Castriota

L'esplosione avvenuta stamani in un cantiere edile a Trieste è stata causata da Antonio Castriota, di 60 anni, poi rimasto ucciso nell'esplosione, per vendicarsi della ditta che aveva costruito un palazzo vicino alla sua abitazione togliendogli la vista.
E' l'ipotesi - confermata nel pomeriggio dal capo della Squadra Mobile della Questura di Trieste, Mario Bo - che al momento sia gli investigatori, sia i tecnici dei Vigili del fuoco, ritengono più probabile per spiegare quanto avvenuto in un cantiere in via delle Linfe, nel quartiere di San Giovanni, dove è in costruzione un palazzo di sei piani.
Lo scoppio è avvenuto nelle autorimesse del palazzo; a esplodere sono state quattro bombole di gas liquefatto, due delle quali acquistate in mattinata da Castriota in un negozio della città. Secondo l'ipotesi degli investigatori, con la propria automobile Castriota ha portato le bombole nell'autorimessa facendole poi scoppiare.
L'uomo è morto nella deflagrazione; la sua auto è stata trovata completamente carbonizzata a pochi metri di distanza.
Gli investigatori guidati da Mario Bo e dal sostituto Procuratore della Repubblica di Trieste Lucia Baldovin hanno trovato il negozio nel quale Castriota aveva acquistato due bombole di gas stamani. Hanno poi ricostruito gli attriti fra l'uomo e la ditta Nuova Edile che ha realizzato il palazzo di sei piani, tuttora in costruzione, che l'uomo contestava perchè aveva precluso il panorama che vedeva dalla sua abitazione. Il palazzo era proprio a ridosso della sua casa e il contenzioso si stava trascinando da tempo.
Secondo gli investigatori, per portare le bombole nell'autorimessa, l'uomo ha approfittato della pausa pranzo degli operai che così non si sono resi conto, neanche loro, di quello che stava avvenendo.
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