“Eugenio C.”, nata a Panzano la prima nave dell’amore

di Fabio Malacrea
Amore e crociere: c’è tutta una letteratura. Dal best-seller di Jeraldine Saunders “The love boats” alla serie tv “Love boat” popolarissima negli anni ’80. Ebbene, a ispirare sia il libro che le commediole televisive è stata una splendida nave costruita nei Crda di Monfalcone nel 1964, la “Eugenio C.” (217,4 metri di lunghezza e 55mila tonnellate di stazza lorda), la più grande passeggeri fino ad allora realizzata in Italia per l’Armamento non sovvenzionato, ultimo di cinque strepitosi transatlantici (Raffaello, Galileo, Marconi, Oceanic e Eugenio C. appunto) varati in quegli anni tra Trieste e Panzano. A comandare la “nave dell’amore” fu un ufficiale di assoluto prestigio, Pietro Buatier de Mongeot, che ne ha parlato su “La Stampa” in un servizio dedicato ieri alla partenza di “Costa Deliziosa”, la passeggeri che porterà in giro per tutta Italia duemila passeggeri, per una crociera di cento giorni. Buatier ricorda quella prima crociera, di 75 giorni, con partenza da Genova e primo scalo in Cina. «Viaggi bollati demagogicamente allora - afferma l’ex comandante - come simbolo del privilegio dei ricchi. E perfino Nantas Salvalaggio s’ispirò alla stessa passeggeri poi il suo libro “La nave dei miliardari”. Che a bordo c’erano, ma assieme a pensionati inglesi che dormivano in cabine da quattro». Da quel viaggio Buatier prese spunto per un proprio libro, “L’ultimo dei transatlantici”. Un gioiello di lusso e tecnologia fu la “Eugenio C.” (la C stava per Costa), dotata di tutti i comfort e con una linea perfetta e una delle più riuscite e apprezzate navi passeggeri mai costruite, destinate ai giri attorno al mondo. Dopo di lei nel cantiere di Panzano iniziò l’epoca dei mercantili, seguita da quella delle mega-petroliere da mezzo milione di tonnellate di stazza. Tutt’altro che “navi dell’amore”. Una nave-simbolo, dunque, ricordata ancora oggi. Ma non l’unica a ispirare libri e romanzi. Negli anni ’90 iniziò infatti l’epopea delle maxi-passeggeri P&O, le “principesse dei mari”, che furono la location di una delle prime serie televisive americane di grandi successo, “Love boat”, basata su intrecci amorosi che nascevano a bordo di una “principessa”, la “Pacific Princess”, sorella maggiore di tutta una serie di navi venute alla luce nel cantiere di Panzano sull’onda della “Crown”, gioiello alla cui progettazione contribuì anche l’architetto Renzo Piano. Non a caso quindi uno dei personaggi più popolari della serie, il comandante Stubing, l’attore Gavin MacLeod, fu a Monfalcone a presentare alcune delle “principesse”. Un abisso tra la “Eugenio C.”, transatlantico tipicamente italiano, elegante e perfettamente in linea con quell’italian style impostosi poi in tutto il mondo, e le enormi passeggeri P&O caratterizzate da un gusto tipicamente yankee. Ma una stessa connotazione: navi dell’amore, diventate tutte simboli romantici di intrecci sentimentali.
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