“Evade” dai domiciliari per far fare pipì ai cani. Assolto

Agli arresti domiciliari telefona in Questura e chiede se può uscire per portare i cani a fare i bisogni. La risposta è positiva. Così il protagonista di questa vicenda surreale esce con i cani al...
Lignano 210 Luglio 2014 113 luogo e ricerche coltello Copyright Petrussi Foto Turco Massimo
Lignano 210 Luglio 2014 113 luogo e ricerche coltello Copyright Petrussi Foto Turco Massimo

Agli arresti domiciliari telefona in Questura e chiede se può uscire per portare i cani a fare i bisogni. La risposta è positiva. Così il protagonista di questa vicenda surreale esce con i cani al guinzaglio. Ma poi arriva la Volante e viene arrestato, finendo in carcere. Gli dicono: «Non potevi uscire di casa». Replica: «Ho chiesto il permesso». Risposta: «Le regole vanno rispettate».

Il singolare episodio si è tuttavia concluso nella maniera migliore. Perché l’uomo - assistito dall’avvocato Eleonora Sponza - dopo la condanna in primo grado a sei mesi di reclusione, si è appellato ed è stato assolto. Ma per ottenere una sentenza favorevole ha dovuto dimostrare quella telefonata. E lo ha fatto portando in aula il cd con la registrazione della conversazione avvenuta con l’agente in servizio alla sala operativa della Questura. Emerge che l’uomo dopo essersi qualificato fornendo le proprie generalità e specificando di essere sottoposto alla misura degli arresti domiciliari chiede all’operatore se può allontanarsi dall’abitazione al fine di permettere ai suoi due cagnolini di espletare i bisogni fisiologici all’esterno oppure se è costretto a tenerli in casa. L’agente dopo essersi addirittura confrontato con un altro collega gli risponde testualmente: «Adesso arriva la Volante e così ti fanno il controllo e nel frattempo porti i cani a fare i loro bisogni».

Dopo questa autorizzazione effettivamente poco istituzionale, come detto, l’uomo si è trovato in manette. È stato preso vicino a casa mentre portava i cani a far pipì. Da aggiungere che al momento dell’arresto l’uomo ha reagito con una certa veemenza e così si è trovato un addebito in più: quello di resistenza.

Il giudice di secondo grado ha accolto la tesi del difensore per quanto riguarda il reato di evasione dagli arresti domiciliari. Ma per la resistenza ha confermato la condanna a due mesi. (c.b.)

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