Ex deposito del tram nel totale degrado

All’interno c’è ancora l’ultimo tratto di binario del tram che all’inizio del secolo scorso attraversava la città. Una testimonianza storica della “Gorizia che fu” in totale abbandono.
Sì, chi entra in città non può non notare, accanto alla rotonda di piazzale Saba, l’ampio complesso che, un tempo, fungeva da deposito dei bus. Ormai il degrado ha raggiunto livelli inaccettabili: dispiace vedere lo stato (precario) di conservazione del vecchio capannone dove, fra l’altro, si possono ancora ammirare le capriate in legno di inizio secolo. Il vecchio portone d’ingresso che si affaccia a piazzale Saba si vede a malapena, “inghiottito” com’è dalla vegetazione selvaggia, dai rovi e dalle erbacce. I vetri dei 14 finestroni che guardano su via Aquileia sono quasi tutti rotti, in frantumi, sfasciati e ciò consente di dare una sbirciatina all’interno. E fa male al cuore vedere lo stato di abbandono e i rifiuti contenuti nella vecchia rimessa: nel bel mezzo sta crescendo addittura un... albero. Sopra alle (preziose) corsie del tram c’è di tutto: sedie sfasciate, transenne, vecchie indicazioni dei bus, persino un televisore. E poi cartacce, sporcizia e, all’angolo con via Di Manzano, una quantità industriale di lattine di birra vuote di una nota marca slovena. Non mancano i cassonetti: o meglio vecchi cassonetti che, dopo un lungo e onorato servizio, sono stati raccolti e ammonticchiati un po’ ovunque. Il tetto della struttura, tanto per completare la descrizione, è in eternit e i residenti più volte l’hanno fatto notare al Comune. Così come hanno denunciato la presenza di ratti che “scorrazzano” all’interno del cortile.
E non siamo in periferia, non siamo in mezzo ai campi, in un’area isolata: ci troviamo alle porte della città. E bisogna ringraziare la buona sorte se nessuno si è mai fatto male visti i vetri aguzzi di quei finestroni sfasciati. Essendo una proprietà comunale, forse ci vorrebbe un po’ più di attenzione.
Ma non c’era un piano di recupero? Il guaio è che, sino ad oggi, tutti i piani relativi a questo compendio si sono arenati a causa di un contrasto fra gli enti pubblici e le associazioni ambientaliste. I primi avrebbero voluto demolire i capannoni per realizzare un ampio parking al servizio soprattutto dei pendolari (e sarebbe stata una manna dal cielo considerata la “fame” di di posti-auto nella zona della stazione ferroviaria); le seconde, “Italia nostra” in testa, si sono sempre opposte fermamente alla demolizione: e poi è arrivato, successivamente, pure lo stop della Soprintendenza alle belle arti. Intanto, il degrado avanza.
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