Falso e abuso edilizio a processo 5 “comunali”

GRADO. Grado ancora nel mirino della magistratura. Dopo l’Ospizio marino con le sue varie sfaccettature, gli interventi di Zamparini in valle Cavarera, la vicenda della nomina del comandante dei vigili urbani, i presunti abusi delle verande dei locali pubblico, questa volta ad approdare nelle aule del palazzo di Giustizia di Gorizia sono i parcheggi a raso realizzati tre anni fa nell’area di piazzale Carpaccio. Parcheggi che per la Procura della Repubblica sono stati realizzati in una zona che il piano regolatore indicava come zona verde e quindi commettendo un abuso edilizio.
L’inchiesta giudiziaria coordinata dal sostituto procuratore Valentina Bossi si è conclusa con il rinvio a giudizio di cinque persone imputate a vario titolo di falso e abuso edilizio. Si tratta di Andrea Walderstein, responsabile dell’Ufficio tecnico-settore lavori pubblici del Comune di Grado, di Alberto Cautero e Alessandro De Luisa sempre dell’Ufficio tecnico, di Riccardo Ronchiato e Alexia Frison. Un sesto indagato, Gian Franco Guzzon sempre dell’ufficio tecnico comunale, è stato invece prosciolto dal giudice dell’udienze preliminari Massimiliano Rainieri come richiesto dal suo difensore ed è quindi uscito dal processo. Richieste di proscioglimento erano state avanzate dai difensori - avvocati Antonio Montanari, Roberto Ziani e Mauro Guzzon - anche per gli altri imputati, ma il gup è stato di parere avverso e ha accolto invece la richiesta del pubblico ministero. Se ne parlerà così il prossimo 18 giugno quando è stata fissata la prima udienza dinanzi al giudice monocratico.
Il progetto dei parcheggi a raso nei viali retrostanti piazza Carpaccio, dove si trova anche l’austostazione delle corriere, che conducono alla rotonda di ingresso a Grado, era nato dopo che un tornado nell’agosto del 2008 aveva abbattuto o reso pericolosi numerosi alberi, in particolare pioppi. L’area era stata bonificata e il Comune aveva ritenuto di utilizzare una sua parte per realizzare dei parcheggi a raso anche per venire incontro alle esigenze dei turisti e dei residenti. Molti posti auto, poi destinati a zona blu, vennero realizzati utilizzando parte del terreno dove sorgevano gli alberi. Ma quell’area, è la tesi della Procura della Repubblica, è indicata dal piano regolatore comunale come zona destinata a verde pubblico. E quindi realizzando i parcheggi erano stati commessi degli abusi edilizi anche se successivamente la situazione era stata sanata dal punto di vista urbanistico.
Sarà il dibattimento processuale alla fine a chiarire la vicenda e a stabilire se la tesi accusatoria della Procura regge difronte a quella assolutoria della difesa.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo