Faraguna sposa la figlia di Giovanni Cervesi
Pietro Faraguna, giovane scommessa del Pd locale, sposa una Cervesi. Chiara, 27 anni, figlia dell’ingegner Giovanni Cervesi, titolare dell’omonimo studio triestino ed ex assessore all’Urbanistica dell’allora giunta Illy. E sorella di Francesco, consigliere provinciale e candidato presidente per Un’Altra Trieste nel 2011. Partito notoriamente di destra. «Io e Chiara parliamo di tutto, ovviamente anche di politica, e andiamo d’accordissimo. Anzi, è lei spesso che “filtra” l’estremismo dei miei interventi pubblici, mettendoci sempre una buona dose di ragionevolezza». Dopo sei anni di rapporto ora è arrivato il momento di sposarsi, «già, così anticipiamo la crisi del settimo anno. Insomma, in una relazione si deve rilanciare, no?» - scherza il ventinovenne Faraguna che, dei democratici, è consigliere in municipio e vice-segretario a Trieste. «Cosa vota la mia fidanzata? Chiedetelo a lei. Però, e questo è certo, non è iscritta in nessun partito. Certo - aggiunge - è difficile collocare politicamente la famiglia Cervesi. Il fratello? La scelta di Francesco mi ha proprio stupito». Pietro e Chiara si sono conosciuti nella biblioteca dell’università. Lui studente di giurisprudenza con tanto di dottorato in Diritto costituzionale, lei studentessa di Medicina con il sogno di specializzarsi in neuro-psichiatria infantile. Hanno una passione in comune: le Vespe e le auto d’epoca. Lui possiede una vecchia Gran Turismo, lei un’Alfa Duetto, quella di Dustin Hoffman ne “Il laureato”. La data del matrimonio è fissata: il 29 settembre, guarda caso il compleanno di Silvio Berlusconi e di Pier Luigi Bersani (e Paolo Rovis...). Scelta bipartisan, appunto. Matrimonio civile o religioso? «Non frequento le istituzioni cattoliche» - fa sapere Faraguna. Tutta ancora da decidere, invece, la destinazione del viaggio di nozze, così come nulla si sa a chi toccherà celebrare il rito. «Sono indeciso tra Roberto Cosolini, Giulio Camber o Marina Monassi», sorride il democratico. «Abbiamo già una casa in piazza e conviviamo da un po’. Già, viviamo nel peccato...».
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