Farmacia chiusa dopo l’esposto in Procura

Procedimento disciplinare da parte dell’Ordine nei confronti del titolare di Vermegliano. Ipotizzato l’abuso della professione
Bonaventura Monfalcone-02.07.2017 Locale sotto sequestro-Farmacia-Vermegliano-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-02.07.2017 Locale sotto sequestro-Farmacia-Vermegliano-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura
C’è stato un esposto alla base dell’inchiesta culminata nel sequestro preventivo della farmacia “Alla Stazione” di viale Garibaldi, a Vermegliano di Ronchi dei Legionari. Ed è stato aperto un procedimento disciplinare nei confronti del titolare dell’attività, il dottor Fabio Canali, al quale i carabinieri del Nucleo antisofisticazione sabato scorso hanno notificato la denuncia in relazione alla vendita di farmaci senza l’obbligatoria presentazione della ricetta, nonché la somministrazione di medicine da parte di personale non abilitato. Un esposto che evidentemente ha messo in moto le verifiche inquirenti da parte della Procura di Gorizia, inchiesta tuttora in corso.


Intanto l’Ordine dei farmacisti della provincia isontina nel corso dell’inchiesta della Procura, a fronte della comunicazione da parte dei Nas, ha avviato il procedimento disciplinare a carico del farmacista. Procedura che a questo punto corre “parallelamente” all’indagine inquirente, legata agli sviluppi e agli esiti del procedimento penale in atto. A confermarlo è il presidente dello stesso Ordine provinciale, Anna Olivetti, che ha osservato: «L’Ordine si attiene ad un Codice deontologico che contempla specifici e chiari principi, doveri generali e obblighi ai quali i farmacisti devono attenersi. Alla luce del procedimento penale portato avanti dalla Procura di Gorizia – ha continuato la presidente – e a seguito della comunicazione pervenutaci dagli inquirenti, è stata avviata l’indagine disciplinare».


La procedura interna di categoria considera al momento il reato di abuso della professione medica e la facilitazione all’abuso di professione medica. L’Ordine si richiama quindi al Codice deontologico. In particolare laddove viene espressamente vietato l’abuso professionale e la concorrenza sleale. L’articolo 3 stabilisce che al professionista «è vietato porre in essere, consentire o agevolare a qualsiasi titolo l’esercizio abusivo della professione», nonché «ogni atto che configuri concorrenza sleale, di cui all’articolo 2598 del Codice civile». L’Ordine fa anche riferimento alla dispensazione e alla fornitura dei medicinali, «un atto sanitario a tutela della salute e dell’integrità psico-fisica del paziente». Dispensazione e fornitura, di qualunque medicinale, «prerogativa esclusiva del farmacista che assolve personalmente a tale obbligo professionale e ne assume la relativa responsabilità». La vigilanza dell’Ordine è comunque molto stretta nei confronti dei propri professionisti iscritti, dice Olivetti. Quanto alle procedure disciplinari, la massima misura della radiazione è prevista di fronte alla “libera” somministrazione di sostanze alternative agli stupefacenti o di farmaci che facilitano l’aborto.


Intanto sono risultati elementi pregressi. In passato il dottor Canali aveva ricevuto un paio di richiami da parte dell’Ordine di appartenenza. Avvertimenti, dunque, in virtù del rispetto delle regole professionali. Resta l’attesa circa l’evolversi della vicenda per la quale è scaturito il sequestro preventivo della farmacia di Vermegliano, dopo che i Nas hanno accertato attraverso più “visite” in tenuta borghese il “modus operandi” nella conduzione dell’attività farmaceutica, tenuto conto del rischio di “recidiva”, ossia della ripetizione di comportamenti da aggravarne o protrarne le conseguenze. Il tutto fermo restando l’azione difensiva da parte del titolare dell’attività posta sotto sequestro, a far valere le proprie ragioni.


La vicenda ha scatenato un “vespaio”, tra commenti e prese di posizione, in particolare sui social. Un evento che ha evidentemente colpito anche la categoria dei farmacisti. La presidente dell’Ordine, Anna Olivetti, ha argomentato: «Il fatto ha generato una sequela di osservazioni e commenti non proprio pertinenti. Come presidente dell’Ordine è opportuno rilevare che la nostra categoria è soggetta a regole specifiche e puntuali circa il proprio ruolo. Il farmacista opera seguendo scrupolosamente quelle che sono le proprie competenze. Comportamenti e divieti sono esplicitati dal nostro Codice deontologico, al quale i professionisti devono fare riferimento. I dispositivi sono stringenti e la consegna generalizzata di qualsivoglia farmaco è un atto grave. Il farmacista deve rispondere di ciò che fa nell’ambito dei suoi precisi compiti, evidentemente diversi da quelli del medico. Il mio ruolo esula chiaramente dalle indagini inquirenti, ma è chiamato in causa rispetto alle conseguenze degli atti professionali assunti dai propri iscritti».


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