«Farra non è la capitale della brutalità»

Il sindaco Fabbro dopo i casi dei maltrattamenti alla casa di riposo e a scuola: «No a facili equazioni. La comunità è sana»
Di Francesco Fain

FARRA. Prima la casa di riposo “Contessa Beretta”. Con i presunti maltrattamenti agli anziani ospiti e un’onda lunga di inquietudine e incredulità che ancora non è cessata. Poi, la vicenda della maestra che, secondo l’accusa, aveva instaurato un clima «mortificante e insostenibile (concretizzatosi in minacce , epiteti offensivi, ceffoni sulla nuca, urla, umiliazioni)» alla scuola elementare Pitteri.

Due casi delicatissimi che hanno squassato Farra d’Isonzo, la tranquilla Farra d’Isonzo, non certamente abituata a guadagnarsi la ribalta della cronaca per eventi simili.

Ma il sindaco Alessandro Fabbro, buttandola sull’orgoglio, non ci sta a far passare il suo paese come «l’epicentro» della brutalità e della cattiveria. Certo, è indiscutibile che il Nucleo investigativo dei carabinieri di Gorizia abbia avuto il suo bel da fare nel piccolo paese isontino ma il primo cittadino respinge quelle che definisce «facili equazioni».

Sindaco, a 48 ore dall’esplosione della vicenda, come si sente?

Sono sconcertato. E torno ad esprimere lo sgomento mio personale, dell’amministrazione comunale e dell’intera comunità farrese per la notizia che abbiamo appreso. Personalmente, ho saputo della vicenda da un’agenzia Ansa. Ero completamente ignaro delle indagini dei carabinieri ma ci sta che non sia stato avvisato prima.

È il secondo colpo duro per la sua comunità. La vicenda della casa di riposo “Contessa Beretta” è ancora nella memoria di tutti...

Vero. Ma, per favore, non mettiamo in corrispondenza le due questioni. È stata pura fatalità. E respingo con forza l’ipotesi che i maltrattamenti siano “di casa” a Farra d’Isonzo perché le due vicende non sono il frutto di malattie della comunità. È stata una tragica coincidenza.

Conosce la maestra finita nel mirino degli inquirenti?

Certo che la conosco. Ha lavorato per tanti anni alla “Pitteri”. Era un riferimento della scuola. Era la fiduciaria.

Qualcuno dice: come mai il Comune era ignaro di cosa succedesse all’interno della casa di riposo e della scuola elementare?

Ma sono istituzioni che non sono collegate al Comune. Come fa un’amministrazione a sapere cosa accade durante la giornata all’interno di una classe o in una casa-albergo? Certo, sono stati colpi molto duri. Siamo una piccola comunità e siamo una piccola amministrazione non certamente abituate a indagini di questa gravità.

Non teme che questa vicenda possa penalizzare il futuro della “vostra” scuola?

Mi auguro di no. Come Comune abbiamo investito molto sulla scuola dal punto di vista sia strutturale sia anti-sismico. E siamo riusciti anche ad attirare con successo bambini dai paesi vicini. Faremo una riflessione assieme alla giunta e al consiglio comunale. Vogliamo e dobbiamo tenere vivo questo polo scolastico. Come? Innanzitutto, riportando la serenità attorno alla “Pitteri”. Il Comune starà vicino ai bambini e ai loro genitori. In attesa che si chiudano i risvolti giudiziari della vicenda, non posso che richiamare tutti alla necessità di ricostruire da subito un clima positivo attorno alla scuola elementare per il bene dei nostri bambini. E lancio anche un altro appello.

Quale?

Ribadisco che non accetto nè accetterò alcuna forma di speculazione o di interesse morboso nei confronti di questa vicenda, perché i bambini assorbono tutto e un’atmosfera negativa può avere delle serie ripercussioni su di loro. Utilizzerò ogni mezzo consentitomi come pubblico amministratore per proteggere la loro serenità.

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