Fatale a Fabio Bragato il volo dalla soffitta Il dolore della moglie: «Era meraviglioso»

Al momento dell’incidente erano in casa la consorte e la figlia, hanno sentito un tonfo, poi hanno scoperto cos’era stato
Bonaventura Monfalcone-18.11.2019 Incidente mortale- Bragatto-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-18.11.2019 Incidente mortale- Bragatto-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura



. Era un apprezzato tecnico delle apparecchiature biomediche a Cattinara Franco Bragato, il 58enne ronchese morto sabato all’ospedale triestino, vittima di un infortunio domestico accaduto nella sua abitazione di via del Canale 2 a Ronchi dei Legionari.

Una morte davvero assurda.

Un banale gesto quotidiano che si è trasformato in tragedia.

Sabato scorso, approfittando di qualche attimo di sosta della pioggia, Bragato aveva infatti deciso di salire in soffitta per mettere un po’ di ordine.

Al sottotetto, posto a un’altezza di 5-6 metri, si accede attraverso una piccola porticina che si raggiunge salendo la scaletta in ferro fissata al muro esterno della casa. Bragato quell’azione l’aveva fatta chissà quante volte nella sua vita.

Al momento dell’infortunio in casa si trovavano la moglie, signora Silvia – che lavora all’ospedale Burlo Garofolo di Trieste – e la figlia Giulia, studentessa universitaria. Sono state loro ad udire un tonfo sordo proveniente dall’esterno della casa.

Madre e figlia hanno pensato che, forse, Franco avesse gettato a terra uno scatolone, forse qualcos’altro che non serviva più e del quale voleva disfarsene.

Solo affacciandosi alla finestra hanno purtroppo appurato che, a terra, giaceva il corpo dell’uomo. Forse un piede in fallo, forse un malore, forse il cedimento della scaletta sul pavimento bagnato sono stati per lui fatali.

La moglie ha immediatamente avvisato il 118 ed i sanitari, dopo le prime cure del caso ed averlo stabilizzato, hanno deciso che fosse meglio trasportarlo immediatamente a Cattinara.

Un elicottero è atterrato in un campo nei pressi dell’abitazione e ha condotto Franco Bragato al nosocomio triestino.

Nemmeno il lungo prodigarsi di medici ed infermieri del reparto di rianimazione, dove era stato accolto, è riuscito a strapparlo alla morte.

Troppo gravi le lesioni procuratesi dalla caduta fatale da alcuni metri. Franco è rimasto cosciente, pur nella gravità delle sue condizioni, fino all’ultimo istante.

Si attende l’esito dell’autopsia e il pronunciamento delle autorità competenti prima di fissare la data dei funerali. Sul luogo dell’accaduto, sabato scorso, è arrivata anche una pattuglia dei carabinieri.

«Mio marito era un uomo riservato, attaccatissimo alla famiglia. Un uomo meraviglioso, onesto, amante dello sport», lo ricorda la signora Silvia.

Ma la famiglia, ora, si trova alle prese con un altro problema non certo trascurabile e che rende ancora più triste ed assurdo questo tragico momento. Tra le volontà di Franco Bragato c’era quella di non essere sepolto a terra e nemmeno di essere cremato. Ma la moglie Silvia e la figlia Giulia non hanno trovato la disponibilità, al cimitero comunale di via D’Annunzio, di un loculo che possa ospitare le spoglie dell’uomo.

L’amministrazione comunale non sembra avere strutture di riserva e anche la disponibilità attuale si è ormai esaurita.

Negli ultimi anni sono state realizzate cellette per accogliere le ceneri dei defunti ed il camposanto sta ormai raggiungendo la sua saturazione.

Dalla famiglia e dal parroco di Maria Madre della Chiesa, don Umberto Bottacin, arriva l’appello a chi, magari, avesse un loculo vuoto, magari acquistato alcuni anni fa e non ancora utilizzato, perché possa renderlo disponibile, nei modi e nelle forme adeguate, s’intende. —



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