Fattura elettronica, il Carso rischia di restare “scoperto”

TRIESTE
Niente proroghe: la fatturazione elettronica, spauracchio della micro-impresa, partirà dal 1° gennaio senza rinvii. I problemi aperti sono tanti per artigiani e commercianti, ma uno è veramente molto triestino: le nuove procedure sottendono una radicale informatizzazione delle operazioni, nei rapporti con l’Agenzia delle Entrate come nella comunicazione documentale tra le aziende. Ma ci sono zone del territorio triestino, soprattutto in Carso, dove la copertura di rete è rapsodica se non addirittura inesistente: per esempio, l’area di San Dorligo e la fascia prossima al confine di Stato.
È Confartigianato Trieste a sollevare la questione, che non è di lana caprina perché, dal momento in cui sparisce il cartaceo, tutto passa attraverso il canale informatico. A cominciare dai pagamenti. Ma cosa succede – eccepisce il presidente confartigianale Dario Bruni – se una o più operazioni non vengono “viste” da qualcuno degli interlocutori? A gennaio Bruni, insieme al segretario generale Enrico Eva, paventa così l’intasamento della rete e la conseguente incertezza della corrispondenza per via informatica. Se un’impresa dice di aver versato una determinata cifra e l’altra risponde di non averla ricevuta, come la metteremo?
Anche per questo da mercoledì sera Bruni ed Eva battono il territorio a colpi di due assemblee di categoria al giorno, per spiegare alle 600 aziende, alle quali la centrale di via Cicerone tiene i conti, cosa succederà tra cinquanta giorni. «Per limitare i disagi, sarebbe stato meglio partire scaglionati, non tutti insieme», rileva Bruni.
Un altro capitolo, che preoccupa l’associazione, concerne la cosiddetta contabilità forfettaria, applicata alle aziende più piccole, quelle che fatturano meno di 65 mila euro. Le norme contenute nella Finanziaria 2019 in preparazione a cura della coalizione governativa giallo-verde – squaderna Confartigianato – consentono a questa fascia “micro” di lavorare senza Iva, senza studi di settore, con la tassazione al 15%. Dal punto di vista statistico parliamo di una realtà piuttosto diffusa: a Trieste Bruni stima circa 1500 aziende sotto i 65 mila euro, su un totale di 4500 società artigiane. Significa un buon 30%: giardinieri, idraulici, piccola edilizia. Bruni teme che un regime fiscale agevolato per questi piccoli operatori rischi di spaccare il settore, generando forme di concorrenza “sleale”, dove le imprese con un fatturato oltre i 65 mila euro si troverebbero svantaggiate rispetto a competitrici meno pressate sotto il profilo tributario.
Tutto condito – insiste polemicamente Bruni – da un generalizzato aumento dei costi di tenuta contabile, la cui media è valutabile nell’ordine di alcune centinaia di euro.
La sfida della fatturazione elettronica è uno dei temi forti che ha indotto Confartigiano Trieste&Udine a unire in un’unica società la gestione dei servizi: il battesimo è stato celebrato lo scorso 28 settembre a villa Claricini Dornpacher a Moimacco. In portafoglio 4 mila aziende, sulle quali concentreranno le loro attenzioni i 200 dipendenti della nuova struttura.
Anche il terziario è interessato a questa rivoluzione. Confcommercio non segnala però i problemi sollevati dagli artigiani: la presenza nell’area carsica è più limitata e la forte incidenza delle “micro” con ricavi inferiori a 65 mila euro – oltre 200 aziende – non preoccupa il vertice dell’organizzazione. –
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