Ferriera blindata, avanti fino al 2015

Il tempo di Lucchini a Servola - come pareva ai più ormai inevitabile, anche se l’ipotesi resta comunque attuale ma senza più l’ansia di prima - non è scaduto. E con esso non è ancora finito - giurano Comune, Regione e Provincia, che stavolta ci mettono la faccia insieme - neanche il tempo della Ferriera. Anzi. Da ieri vale un “contratto” di risoluzione del contenzioso pregresso e di reciproco impegno con Elettra, firmato con addosso gli occhi delle tre istituzioni di cui sopra. Un patto in cui la proprietà della Ferriera dice a se stessa di tirare avanti - che non è la stessa cosa di tirare a campare, perché le stesse istituzioni lasciano intendere che una riduzione dell’inquinamento non può più restare nell’alveo delle promesse - fino alla scadenza dogmatica del 2015.
L’emergenza delle emergenze insomma, la bomba occupazionale da mille posti indotto compreso, dovrebbe essere momentaneamente disinnescata, anche rispetto alle recentissime voci di tagli al personale, se è vero che l’intesa Lucchini-Elettra prevede pure penali per la prima se non fornirà alla seconda determinati standard quantitativi di gas. Tradotto: la Ferriera deve continuare a produrre, e non a scartamento ridotto, anche se in serata il capo delle relazioni esterne di Lucchini Francesco Semino ha messo le mani avanti precisando che «di questi tempi, con la crisi che c’è, non si può escludere niente».
In parallelo, dovrebbe farsi meno pericolosa - il condizionale resta d’obbligo - anche quella ecologica, di bomba. Quando l’orologeria tornerà a ticchettare, fra due-tre anni, la politica dovrà aver dimostrato di aver saputo sfruttare questo lasso di tempo per reinventarsi mille posti di lavoro, o giù di lì, una volta per tutte.
È questo il senso di un accordo, tra Lucchini ed Elettra, raggiunto a chiusura di un paio di settimane di trattative serratissime condotte nell’ombra in particolare da Roberto Cosolini, il sindaco di centrosinistra, e dal ticket Brandi-Savino, i due assessori al Lavoro e alle Finanze della Regione di centrodestra in quota Trieste, per una volta in barba al teorema dei pianeti allineati.
La svolta ultima è maturata ieri mattina, in piazza Unità, nel palazzo della giunta regionale, un minuto a piedi dal Municipio, e vis-à-vis da quella Prefettura dove solo 24 ore prima le rappresentanze sindacali avevano pregato il prefetto Giacchetti di tenere d’occhio ogni eventuale futuro scarto occupazionale tale da inficiare il precario fattore sicurezza all’interno dello stabilimento. Attorno al tavolo Sandra Savino e Angela Brandi per la Regione, Cosolini e il suo assessore allo Sviluppo economico Fabio Omero per il Comune, e l’assessore della Bassa Poropat a Infrastrutture e Ambiente Vittorio Zollia per la Provincia. Con loro l’amministratore delegato di Lucchini Marcello Calcagni e lo stesso Semino, che hanno controfirmato l’accordo già sottoscritto dal management di Elettra Produzione Srl, la società che gestisce appunto la centrale di cogenerazione che sfrutta i gas di risulta dell’altoforno della Ferriera.
Il patto resta nei dettagli riservato ma - a grandi linee - prevede un graduale rientro dei 48 milioni di euro di debiti maturati da Elettra nei confronti di Lucchini, che in cambio della rinuncia alla causa risolve così il primo dei suoi problemi, la liquidità, dal momento che una clausola impegna Elettra a pagare subito 12 milioni, cioè i concordati quattro milioni al mese per dicembre, gennaio e febbraio.
«L’accordo - così Semino - fa piazza pulita dei contenziosi pregressi, regolamentando il rientro dei pregressi e ripristinando i pagamenti per le forniture a venire, quindi ci permette di guardare con più tranquillità al futuro. Abbiamo raggiunto un accordo che garantisce la continuità produttiva fino al 2015 perché non c’è l’intenzione, né da parte nostra né di Elettra, di risolvere il contratto Cip 6 anticipatamente».
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