In 3 mila a Monfalcone per la Festa del sacrificio: ma il Gesù coperto macchia la festa
Asciugamano sulla statua della chiesa che ha ospitato la celebrazione: la condanna di don Zanetti e le scuse del Baitus. E Cisint: «Scriverò al Papa»

La celebrazione della Festa del sacrificio da parte della comunità islamica a Monfalcon, poteva essere una celebrazione usuale, come tante se ne sono avvicendate negli anni: giubbini catarifrangenti per il servizio d’ordine, abiti tradizionali per officianti e credenti, qualche curioso che dà un’occhiata alla distesa colorata di tessuti, bambini in lacrime o in vena di fare confusione saltellando fra i tappeti stesi a terra.
L’inutilizzabilità dei centri culturali “storici” della città, il Baitus Salat e il Darus Salaam, di cui è stata sancita in via definitiva dalla giustizia amministrativa una serie di irregolarità legate alle destinazioni d’uso in materia edilizia e urbanistica, ha portato quest’anno le associazioni islamiche a chiedere ospitalità, per organizzare le proprie preghiere, alla Chiesa cattolica, che ha risposto mettendo a disposizione degli spazi sia a Staranzano che appunto a Monfalcone, dove il parroco Don Flavio Zanetti ha concesso alla comunità l’uso del campo sul retro della chiesa della Marcelliana.
Per la prima volta, quindi, i numerosi credenti musulmani dal centro città si sono spostati lungo il viale San Marco per recarsi alla loro preghiera, percorrendo la stessa strada che di solito li vede raggiungere Fincantieri indossando una tuta da lavoro e non l’abito della festa. Già alle sette meno un quarto la zona conteneva a stento i tremila fedeli accorsi, e qualche fila di tappeti si è allineata anche fuori dallo spazio che ospita, tra l’altro, due strutture della Caritas monfalconese: un magazzino e il dormitorio.
L’Eid al-Adha, o Festa del sacrificio, è una delle principali festività musulmane. Viene ricordato l’episodio, presente nell’Antico Testamento, del sacrificio di Abramo pronto a uccidere il figlio Isacco per rispettare il volere di Dio, che sta così mettendo alla prova la sua fede. Ma poco prima che Isacco venga ucciso dal padre, Dio lo sostituisce con un ariete. Il sacrificio rituale di un animale per la festa è elemento concreto della celebrazione in alcuni paesi, ma la vera valenza è simbolica: «È il sacrificio del nostro ego, dei nostri cattivi comportamenti. Durante la festa si perdonano i torti e si dona una parte di ciò che si ha ai poveri», ha spiegato Rejaul Haq Raju, presidente dell’associazione Baitus Salat.

Venerdì però è stato un “oltraggio”, anch’esso simbolico, a conquistare la scena e a incrinare il clima di collaborazione interreligiosa che doveva segnare la giornata. Appoggiata al muro esterno del dormitorio Caritas c’è una bella statua in metallo, su di un piedistallo di marmo: rappresenta Gesù che mostra il suo cuore all’umanità. In occasione della cerimonia, come ha raccontato Luca Poffa, che si occupa della gestione della struttura, qualcuno, durante la preghiera, ha deciso di coprirla con un asciugamano.
Un gesto condannato con decisione, in primis, da don Flavio: «Chi ha fatto così, ha fatto male, e deve assumersi la responsabilità del suo gesto». Il parroco, che ha voluto ribadire che, mai, fino a oggi, «nessuno ha provato a oscurare le nostre immagini religiose», sta indagando sull’accaduto.
Anche Rejaul Haq Raju, che appena appreso l’accaduto, si era scusato con i rappresentanti Caritas presenti, ha poi scritto: «Condanniamo fermamente questo gesto, compiuto da una persona per ora a noi sconosciuta. Presentiamo le nostre più sincere scuse alla comunità cattolica che fraternamente ci ha ospitati, per la quale abbiamo pregato e che ringraziamo sentitamente». Aggiungendo che «un buon musulmano deve avere un rispetto sacro per Gesù, che per noi è un grande profeta».

La politica non si è fatta attendere: in particolare attraverso la voce dell’europarlamente Anna Maria Cisint, consigliera comunale con delega contro la radicalizzazione islamica, che già venerdì mattina, prima del fatto, tuonava contro l’occupazione dello spazio «simbolico e identitario» della Marcelliana, ha esplicitato la sua intenzione di «scrivere una lettera aperta a Papa Leone XIV» in cui trattare il tema degli spazi “prestati” dalla Chiesa ai musulmani per la Festa del sacrificio».
Le due preghiere per l’Eid al-Adha sono durate circa mezz’ora. Mentre all’interno della Chiesa i credenti cattolici recitavano le preghiere del mattino, le campane si sono mescolate alle ultime invocazioni dei credenti musulmani.
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