«Figli? Uno più uno equivale a undici»

I genitori messi in crisi dal secondogenito come nel film Sandrini: «Servono dei sani confini per evitare lo stress» 
 
Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea nel film “Figli”
Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea nel film “Figli”

TRIESTE È vero il detto secondo il quale, quando si parla di figli, «uno più uno uguale undici?«. Se lo chiedono Sara e Nicola, i due protagonisti del film “Figli”, nelle sale cinematografiche in questi giorni, diretto da Giuseppe Bonito e scritto dallo sceneggiatore Mattia Torre, scomparso la scorsa estate.

La coppia (lui interpretato da Valerio Mastandrea, lei da Paola Cortellesi) ha una figlia, Anna di sei anni, con la quale tutto procede serenamente.

L’arrivo del secondogenito Pietro crea invece un po’ di scompiglio a quella che prima sembrava una normale routine. Una pellicola piacevole, mai lenta, talvolta surreale, che è anche un ottimo spunto per parlare di genitorialità. Per questo motivo Peter Pan ha chiesto aiuto ad Alessandra Sandrini, psicologa e psicoterapeuta della Gestalt.

Sandrini, in alcune parti del film ritorna il tema del confronto/scontro tra due generazioni, quella dei nuovi genitori e dei nonni. Cosa ne pensa?

La vita dei nuovi genitori ha ritmi sempre più veloci, i contratti di lavoro hanno meno sicurezze della generazione precedente e spesso molte coppie devono chiedere aiuto ai genitori. Questo può creare difficoltà di comunicazione tra le generazioni, anche perché il tipo di autorità che svolgono i nonni è completamente diversa e possono sentirsi in difficoltà a occuparsi a tempo pieno dei nipoti.

La piccola Anna fatica ad accettare il fratellino perché in fondo non lo hanno accettato i genitori. Quanto si riflette nella figlia il disagio dei genitori?

Un punto fondamentale della psicologia evolutiva dice che i bambini apprendono più dai fatti che dalle parole. Se i genitori non hanno elaborato completamente un tema, come la nascita di un secondo figlio, questo può passare in modo ambivalente, anche senza parole.

Ma è vero che “uno più uno equivale a undici”?

Siamo più stressati e un secondo figlio può essere un impegno in più ma è vero anche che, un po’ come nelle generazioni precedenti si pensava che il figlio unico potesse essere meno favorito, per lo sviluppo del bambino il fatto di essere in più, può essere un importante stimolo. Insomma, è giusto fidarsi anche della propria intuizione, cercando fin dall’inizio di creare dei sani confini tra se stessi e i propri figli. —

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