Fincantieri, ipotesi di trasloco da Trieste

Voci sul trasferimento degli uffici di progettazione a Monfalcone: l'azienda smentisce

MONFALCONE Un «processo di riorganizzazione al quale tutti devono partecipare e i sacrifici dovranno essere affrontati da tutti quanti». Lo ha annunciato l'ad di Fincantieri Giuseppe Bono a Monfalcone alla consegna dell'ultimo gioiello per la Carnival, la Magic, aggiungendo però anche che «l'obiettivo è di non lasciare per strada nessuno». Ma ha avvertito anche che non tutti potranno conservare le loro mansioni. Un piano per affrontare la gravissima crisi che sta mettendo in ginocchio la cantieristica, Fincantieri per prima. È atteso in queste settimane, ma probabilmente slitterà, per opportunità, a dopo elezioni. Gli ordini di navi non sono sufficienti a saturare la capacità produttiva degli stabilimenti. Si annunciano ristrutturazioni, cassintegrazione che già ora si sa (è ufficiale dopo l'incontro di pochi giorni fa tra azienda e sindacati) lascerà a casa a luglio 2.350 e a fine anno 2.300 lavoratori su 8500 in tutta Italia (a Monfalcone sono impiegati 1.650 dipendenti).

Ma si mormora anche di tagli e riconversioni di cantieri (Sestri, Riva Trigoso, Castellammare) e se Monfalcone non sarà ancora toccata (sarà l'unico a occupazione piena a fine anno) una novità di rilievo potrebbe riguardare Trieste. Si ipotizza lo spostamento a Monfalcone degli uffici di progettazione della Marineria e forse anche della direzione. Nel capoluogo lavorano 800 persone: la cassa integrazione, per la durata di un anno, riguarderà 170 dipendenti, 140 nel Palazzo della Marineria e 30 nella direzione. Secondo le voci la destinazione potrebbe essere quella dell'ex «Albergo operai» in via di ristrutturazione nel cantiere. Il palazzo sarà pronto fra un anno e le stesse voci dicono che questo potrebbe essere uno dei punti inseriti nel piano di riorganizzazione. Della questione si è parlato proprio nell'ultimo incontro in occasione della firma dell'accordo per la cassa integrazione, tra azienda e sindacati.

«La voce circola da un anno - conferma il segretario della Fiom di Trieste Stefano Borini - e noi abbiamo chiesto all'azienda di chiarire visto che c'è preoccupazione tra i lavoratori. L'azienda ha smentito e abbiamo proposto di inserire nel verbale una clausola sulla strategicità delle sedi di Trieste. L'azienda ha detto di no perchè non è in discussione, ma la risposta ha aumentato le preoccupazioni». Una smentita è stata ribadita anche ieri dalla stessa Fincantieri, ma il sindacato resta in allarme. «Mi rendo conto che per l'azienda sarebbe più funzionale accorpare tutto a Monfalcone - dice Borini -. Quello che spero ora è che l'azienda più che un piano di ristrutturazione presenti un piano industriale». Una preoccupazione che è forte a livello nazionale dove sono in gioco i destini di altri cantieri: «Non sappiamo ancora nulla di questo piano - commenta preoccupato il segretario nazionale della Uilm Mario Ghini - ma quello che mi preme ora è che Fincantieri presenti questo piano prima possibile per evitare voci e allarmi. Si parla di possibile chiusura di cantieri, ma come sindacati riteniamo che questa non è una soluzione per il Paese. Il governo aveva aperto un tavolo di crisi, attendevamo nuovo incontro, ma è diventato latitante».

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