«Fincantieri, rilanciare il sapere progettuale»

Trincas sul futuro dell’azienda: va recuperato uno svantaggio nella formazione degli ingegneri
Foto Bruni 11.12.13 Presentazione libro di Alessandra Fava-illustra Giorgio Trincas
Foto Bruni 11.12.13 Presentazione libro di Alessandra Fava-illustra Giorgio Trincas

Come si salva la Fincantieri? Recuperando i ritardi strategici, migliorando e rafforzando i rapporti col mondo della ricerca, potenziando gli investimenti nel capitale umano, rilanciando la cultura della progettazione e ricostruendo un sapere progettuale forte. Questo il messaggio emerso ieri sera nel corso della presentazione del libro "Uomini e navi - Fincantieri, storia di un'azienda di Stato", sottotitolo "Un pezzo di storia della cantieristica italiana, tra epica novecentesca, memorialisti da operaia e disincanto del presente" scritto dalla giornalista Alessandra Fava.

In discussione l'internazionalizzazione dell'azienda e le strategie da delineare dopo l'acquisizione di "Vard" e la costituzione, a Trieste, della "Offshore business unit", dopo l'accordo fra la stessa Fincantieri e il centro russo di ricerca e progettazione "Krylov state research centre”. In un'aula dell'Università gremita di studenti, rappresentanti sindacali e ingegneri navali, la discussione è stata stimolata dall'intervento di Giorgio Trincas, professore di Progetto navi. «Ho criticato in passato la Fincantieri - ha detto - per aver scelto una sola linea di produzione, quella delle navi da crociera, abbandonando le linee container e le gasiere. Adesso il processo di internazionalizzazione, con la costituzione della “Off shore business unit”, è avviato, ma bisogna recuperare uno svantaggio di partenza nella formazione degli ingegneri che andranno a operare in tale ambito, perché le navi off-shore costano di più di quelle da crociera. Le navi gasiere per esempio - ha aggiunto Trincas - potrebbero essere costruite in Italia. Oggi la produzione mondiale delle navi mercantili è elevata e la domanda è ripartita».

Presentando poi alcuni dati, Trincas ha evidenziato un elemento: «L'indice di produttività è di 145.1 in Corea, di 182.7 in Giappone, rispetto a 57.5 in Italia. Serve una buona e nuova politica industriale - ha concluso - perché se dal punto di vista finanziario Fincantieri potrà reggere, su quello ingegneristico avrà notevoli difficoltà. C'è un buco di generazione che va recuperato».

Stefano Borini, segretario provinciale della Fiom, ha detto che: «un'azienda strategica come la Fincantieri deve rimanere sotto governance pubblica, per questo la quotazione in Borsa può essere pericolosa, perché porta a spremere l'azienda e il costo finale lo pagano i lavoratori». Giovanni Scarpa, ex dirigente dell'azienda, ha ribadito che «la progettazione deve rimanere all'interno dell'azienda dall'inizio alla fine». L'ex presidente dell'Autorità portuale, Claudio Boniciolli, ha rimarcato l'importanza di «allestire una seria politica industriale nazionale e quindi anche della cantieristica, che tenga conto del ruolo del Paese nel contesto internazionale».

Ugo Salvini

Riproduzione riservata © Il Piccolo