Finte assunzioni, pena di 4 anni e nove mesi

Documenti predisposti per far ottenere permessi di soggiorno. Giudicati colpevoli i due imputati
Foto BRUNI TRieste 24.10.2011 Processo Ballaman-Giudice Filippo Gulotta
Foto BRUNI TRieste 24.10.2011 Processo Ballaman-Giudice Filippo Gulotta

Condannati a quattro anni e 9 mesi di reclusione, al pagamento di una multa da 36mila euro a testa e all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Questa la pena inflitta l’altro giorno, in egual misura, a Piero Righi e a Ludmilla Lorenzon, giudicati colpevoli di aver procurato illegalmente il permesso di soggiorno in Italia a due cittadini cinesi tramite l’assunzione fittizia degli stessi con la società Sayes srl, con sede a Trieste. La sentenza è stata pronunciata dal collegio giudicante presieduto da Filippo Gulotta e composto anche dai giudici Paolo Vascotto e Francesco Antoni. Accolta dunque la richiesta avanzata dal pubblico ministero titolare dell’indagine, Pietro Montrone.

Nell’ambito dello stesso procedimento, nel dicembre del 2011 era stata già condannata con rito abbreviato a tre anni e due mesi di reclusione e al pagamento di 24mila euro di multa la cittadina cinese Tinting Wu. Nel dettaglio, per l’accusa Righi aveva concordato proprio con Tinting Wu l’assunzione fittizia dei due cinesi, in cambio del compenso di cinquemila euro per ognuno, in qualità di addetti alle pulizie part-time alla Sayes, società di cui era legale rappresentante Lorenzon. Alla quale Righi aveva fatto sottoscrivere e presentare all’Ufficio del Lavoro della Provincia di Trieste i documenti necessari per ottenere il nulla osta al lavoro e il visto d’ingresso nel Paese per i due assunti fittizi: così questi ultimi erano entrati in Italia e avevano sottoscritto il contratto di soggiorno per lavoro subordinato con la Sayes, in realtà senza prestarvi però mai servizio. In questo modo avevano dunque ottenuto illecitamente il permesso di soggiorno. Il pm Montrone aveva inoltre accusato Righi, Lorenzon e Wu di aver tratto in errore, con le azioni messe in atto, sia il dirigente dello Sportello del lavoro che aveva rilasciato il nulla osta all’assunzione dei due cittadini cinesi, sia il funzionario della Questura che si era occupato dei permessi di soggiorno: in entrambi i casi, atti pubblici ideologicamente falsi perché basati su documentazione a sua volta falsa. I fatti contestati risalgono al periodo dal dicembre 2007 all’ottobre 2009. L’altro giorno, la sentenza di condanna. In proposito, il difensore di Righi e Lorenzon, l’avvocato Giovanni Di Lullo ha osservato: «Il processo è stato affrontato con totale fiducia nella certa convinzione dell’innocenza degli imputati rispetto ai reati a loro ascritti. Attendiamo ora di leggere le motivazioni della sentenza, preannunciando ricorso in appello, sicuri che emergerà la totale insussistenza dei fatti di cui all’imputazione». (m.u.)

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