Fiume Isonzo senza un piano di gestione
La Commissione europea: «È obbligatoria la cooperazione transfrontaliera sui bacini idrografici»

Bumbaca Gorizia L'Isonzo dalla Passerella
Manca un piano di gestione internazionale del bacino dell’Isonzo. A dirlo è la Commissione europea, che ha risposto in questo modo alle sollecitazioni arrivate nel recente passato proprio dall’Isontino – inteso in questo caso come territorio transfrontaliero – attraverso la petizione a salvaguardia del fiume promossa dalle associazioni riunite nel progetto “Salviamo l’Isonzo – Save the Soca”. Il documento era arrivato sui tavoli della Commissione per le petizioni del Parlamento europeo, che ora ha inviato una prima risposta favorevole alla gestione transfrontaliera, e sostenibile, del sistema fluviale. È stato chiesto un parere alla Commissione europea, che ha ribadito che la direttiva quadro sulle acque del 2000 ha introdotto l’obbligo giuridico della cooperazione transfrontaliera nei distretti idrografici sovranazionali. In parole povere quando, come nel caso dell’Isonzo, l’intero corso di un fiume interessi due o più stati membri della Ue, questi hanno il dovere di coordinarsi al fine di predisporre un unico piano di gestione del fiume condiviso. E, sempre la Commissione europea, ha rilevato che al momento non è stato ancora prodotto da Italia e Slovenia alcun piano di gestione. Secondo “Salviamo l’Isonzo” la Commissione mista permanente italo-slovena per l’idroeconomia istituita ancora con gli accordi di Osimo «non ha finora operato nel modo dovuto, non affrontando temi chiave quali proprio la conservazione dell’ecosistema».
«Questa Commissione – continua il comitato in una nota – potrebbe essere la sede per avviare quanto prescrive la Direttiva europea sulle acque, ma a quanto risulta, stante la difficoltà di accesso ai verbali degli incontri, questo argomento non è stato mai trattato». E se l’obiettivo del piano di gestione italiano, con scadenza 2021, è uno stato ecologico «buono» dell’Isonzo, secondo “Salviamo l’Isonzo” questo non sarà possibile se non si attenuerano le oscillazioni di portata provocate dalla traversa di Salcano, in Slovenia. Ecco perché «il comitato chiede a gran voce che la Commissione mista permanente italo-slovena sull’idroeconomia avvii la cooperazione tra Italia e Slovenia, per giungere finalmente a una gestione transfrontaliera».
Intanto le associazioni tengono sotto osservazione proprio quel che sta accadendo oltreconfine sul fiume. Fiume ridotto nel medio corso a “una lunga lingua marrone”, come dicono gli ambientalisti. La causa sono i lavori di svuotamento e rimozione delle sabbie nel bacino di Doblari, che forma il lago di Santa Lucia d’Isonzo. «I detriti scendono a valle, diluiti nell’acqua, e tendono a depositarsi sui fondali sassosi – scrive ancora “Salviamo l’Isonzo” –. di azzerare la vita del fondale nel medio corso in Slovenia e quindi mettere a rischio la riproduzione ad esempio della trota Marmorata che ha depositato le uova in questo periodo». Visto che i detriti potrebbero contenere anche mercurio (depositatosi naturalmente) gli ambientalisti stanno monitorando la situazione.
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