Flebo, gel e prodotti di bellezza per il Medio Oriente: così è risorta la Diaco di Trieste

Che le rughe potessero essere preziosa fonte di guadagno, oltre che di nevrosi mattutina, è universalmente noto. Ma che da Trieste partissero consistenti dosi di creme e filler destinate a levigare le fronti di signore e signori sauditi e iracheni, forse lo è un po’ meno. Perché non è affatto scontato che all’estero il made in Italy seduca anche attraverso l’acido ialuronico, oltre che con la moda, il cibo e il design. Alla Diaco Biofarmaceutici l’hanno capito, tanto che il triestino Alan Zettin, dal 2019 amministratore unico della società, lo dice chiaramente: «I nostri filler funzionano anche perché hanno il “marchio” Italia. Ci sono mercati come l’Arabia Saudita dove il prezzo conta poco; conta che il prodotto sia made in Italy, garanzia di qualità». Istantanee da via Flavia 124, dove campeggia l’insegna verde della Diaco, storica azienda triestina che produce buona parte delle soluzioni infusionali (comunemente note come flebo) che troviamo nei nostri ospedali. Un’impresa letteralmente morta e risorta. Qui raccontiamo la sua storia. Il video è di Andrea Lasorte

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