«Fra tutti noi Icaro è stato il più tenace»

Torelli (“Boegan”) ricorda l’alpinista morto: aveva coronato il sogno di fare della passione un lavoro
Di Pier Paolo Garofalo

«L’abbiamo soprannominato “Icaro” non perché volasse tra le rocce o le cavità carsiche, ma per il suo immancabile impermeabile bianco svolazzante con cui si presentava alle riunioni in sede, allora in piazza dell’Unità». Louis Torelli è il presidente della Commissione Grotte Boegan, dell’Alpina delle Giulie, la più vecchia società speleologica al mondo ancora in attività e i ricordi dell’amico Corrado De Monte tracciano nuovi profili della guida alpina triestina morta l’altra mattina sulle Dolomiti dopo essere scivolata per 50 metri durante un’arrampicata.

Torelli, 55 anni, e “Icaro” avevano iniziato insieme a dedicarsi a grotte e montagne, verso la fine degli anni ’70: «Ci eravamo un po’ persi di vista solo negli ultimi tempi. Lui non abitava più a Trieste e girava il mondo come guida, per conto di un’agenzia di Milano ma era stato a casa mia solo una decina di giorni fa, con la compagna; per me era più di un amico, quasi un fratello».

«Eravamo un gruppo affiatato, circa 10 ragazzi, io, lui, Sergio Serra e altri - inizia al telefono dalla sua “vacanza che non è più vacanza dopo questa notizia” -: ci arrampicavamo ma soprattutto esploravamo le cavità sotterranee. Dalle grotte del Carso siamo passati a quelle sul Monte Canin, tra le più profonde del mondo. Siamo stati tra i primi a organizzare, anche con lo scrittore della montagna e speleologo Andrea Gobetti, spedizioni nelle Alpi Occidentali, sopra Cuneo, all’epoca una novità». Torelli narra di entusiasmi, difficoltà, sacrifici personali, familiari, lavorativi per continuare a coltivare una passione totalizzante, che richiede tempo ed energie. «Da ragazzi - ricorda il presidente della “Boegan” - era più facile “rubare” tempo per le nostre avventure. Poi la faccenda si è complicata ma specie per “Icaro” si è trattato di una scelta di vita, che ha richiesto il suo prezzo, affrontato sempre con serenità. Anche quando, per un certo periodo, alloggiava in una roulotte: non ha mollato mai». De Monte, prima di diventare, dopo molti anni, guida alpina di professione, aveva svolto lavori saltuari per potersi mantenere. «Con Gobetti - rievoca Torelli - lavorava ad esempio al montaggio dei palchi: lo avevano fatto anche a Venezia nel luglio 1989 per il famoso concerto dei Pink Floyd».

«Tra tutti - si sfoga Louis - “Icaro” era ed è stato sempre il più coerente, fino a diventare guida alpina, facendo diventare professione la sua scelta di vita: impagabile, quanta stima. Non è retorica ma se ne vanno i migliori, era disponibile ed affettuoso». Il vecchio amico non azzarda ipotesi sulle cause della tragedia: notizie troppo vaghe. E poi «quando uno fa il mestiere che faceva Corrado, queste cose chi è serio le mette in conto e “Icaro” certo lo è sempre stato. Ma la tristezza resta».

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