Frena lo spopolamento delle isole croate

LUSSINPICCOLO. Investimenti corposi per arrestare il calo demografico e ripopolare le isole: è questa la strategia attuata negli ultimi due decenni dallo Stato croato nella sua regione insulare. E i risultati, almeno in parte, stanno dando ragione a Zagabria, come si legge nella relazione che il governo ha da poco sottoposto all’attenzione del Parlamento (il Sabor). Nel 2016 - spiega il documento - lo Stato peraltro ha investito sulle isole un miliardo e 732 milioni di kune (233,2 milioni di euro), 200 milioni di kune in più (circa 27 milioni di euro) rispetto a quanto veniva erogato in media ogni anno dal 1999. Diciannove anni fa era partita infatti la grande svolta di Zagabria verso le sue isole adriatiche, dopo decenni di una scarsa attenzione che aveva portato a uno spopolamento che pareva inarrestabile.
Nel 1999 il Sabor croato aveva promulgato la legge sulle Isole, provvedimento teso a migliorare le condizioni di vita in quest’area così vulnerabile e ad arrestare l’emigrazione verso la terraferma. Da quell’anno in media ogni anno Zagabria investe appunto circa un miliardo e mezzo di kune (200 milioni di euro) per migliorare infrastrutture e collegamenti, avviare posti di lavoro, sostenere l’imprenditoria. Se nel penultimo censimento, quello del 2001, la popolazione insulare toccava le 123 mila unità, nell’ultimo (datato sette anni fa) si è arrivati a 133 mila. L’inversione di tendenza insomma, come si legge nella relazione, c’è stata.
Due però sono i nodi: l’età media della popolazione è parecchio alta e permane lo spopolamento delle isole più piccole e più lontane dalla terraferma, a conferma che le misure prese non bastano. Nel Paese sono 50 le isole abitate, alle quali si aggiunge la penisola dalmata di Sabbioncello. In oltre la metà delle isole abitate la popolazione è aumentata in modo consistente. Solo Puntadura e Bua, peraltro collegate con ponti alla terraferma, hanno però rilevato nel 2016 un saldo naturale positivo. Sulle isole insomma la natalità resta limitata e il numero dei decessi supera quello dellle nascite. A “salvare” la situazione sono coloro che emigrano verso Lussino, Cherso, Veglia, Curzola, Lesina, Meleda, Pago e le altre isole.
Due anni fa, spiega ancora il documento governativo, la gran parte dei mezzi investiti – 1,3 miliardi di kune (175 milioni di euro) – sono stati versati alle isole a fondo perduto. La restante somma - parliamo di 432 milioni di kune (58 milioni di euro) - è arrivata tramite prestiti concessi dalla Banca croata per la Ricostruzione e lo Sviluppo e dall’Agenzia nazionale per piccola imprenditoria, investimenti e innovazioni.
Da rilevare infine che nell’arco del 2016 lungo le varie tratte con le isole sono stati trasportati 13 milioni di passeggeri e 3,1 milioni di veicoli, mentre l’anno precedente i viaggiatori erano stati 12,5 milioni, e i veicoli tre milioni.
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