Fuga sventata dal carcere di Gorizia Il pm presenta il conto a Console

Tentata evasione, tentata rapina e lesioni gravi.
A Giuseppe Console, l’assassino di Giovanni Novacco, la Procura di Gorizia contesta formalmente queste tre nuove accuse. Sono collegate a quanto è accaduto a metà marzo all’interno del carcere del capoluogo isontino dove Console era detenuto prima di essere trasferito a Trieste.
Assieme a Massimo Ciarloni, indagato per omicidio e a Bruno Esposito, coinvolto in alcune rapine e furti, Giuseppe Console aveva aggredito l’agente della polizia penitenziaria Francesco Santoro, considerato tra i più comprensivi e disponibili verso i detenuti. L’agente era stato indotto con l’inganno ed entrare nella cella: “Ci serve un po’ di acqua calda”. Era stato subito colpito mentre Giuseppe Console con un bastone in mano, ricavato dalla gamba di un tavolino gridava, “Qui comandiamo noi”.
Mentre Console teneva in mano il suo bastone, gli altri due detenuti bloccavano il malcapitato agente stringendolo per le braccia. Allo stesso tempo cercavano di tappargli la bocca.
Il loro obbiettivo, secondo l’indagine diretta dal pm Giuseppe Salvo, era quello di riuscire a impadronirsi delle chiavi di quella “sezione” del carcere per poi garantirsi la fuga verso l’esterno: la “libertà”. Le chiavi erano in possesso del capoposto ma la decisa reazione di Francesco Santoro aveva mandato in fumo il piano dell’evasione. L’agente era stato picchiato ma li aveva fermati.
Ora la Procura presenta il conto e Giuseppe Console dovrebbe essere interrogato in carcere a Trieste nei prossimi giorni. «Il mio cliente in questo momento è in grandi difficoltà. Credo, anzi sono certo, che si avvarrà della facoltà di non rispondere, peraltro prevista dal Codice» ha affermato ieri l’avvocato Paolo Bevilacqua che lo assiste nell’inchiesta sull’omicidio di Giovanni Novacco ma anche in altri casi. Di recente Giuseppe Console è stato condannato a cinque anni e sei mesi di carcere dal giudice Francesco Antoni per una serie di odiosi episodi di violenza di gruppo avvenuti nel rione di Roiano.
Ma ritorniamo alle nuove gravi contestazioni, formalizzate nei giorni scorsi. Oltre alla tentata evasione, la Procura di Gorizia ipotizza la tentata rapina e le lesioni gravi. Si tratta dell’azione e delle percosse col bastone all’agente per cercare di impadronirsi della chiavi. E’ stata usata violenza per raggiungere lo scopo prefissato nel piano di fuga e per la legge è si tratta di rapina - tentata – e di lesioni. In altri termini l’assassino di Giovanni Novacco rischia a breve scadenza un’altra pesante condanna valutabile in almeno cinque anni di carcere. «Quello che è accaduto a metà marzo nel carcere di Gorizia, non ha alcun senso. Testimonia al contrario la situazione psicologica di particolare degrado in cui è coinvolto il mio assistito. I tre detenuti non potevano certamente scappare e Giuseppe Console mi ha detto che non voleva fare del male all’agente di polizia» ha più volte affermato l’avvocato Bevilacqua. All’epoca non era stato ancora deciso nulla sulla perizia psichiatrica. Ora la situazione è radicalmente cambiata. Nei giorni scorsi si sono infatti avviate le perizie che oltre a Giuseppe Console, coinvolgono anche il coimputato, il suo ex amico e luogotenente “Tex” Alessandro Cavalli. Le ha disposte il presidente del gip Guido Patriarchi che ha accolto l’istanza dell’avvocato Paolo Bevilacqua e della collega Maria Genovese, difensore di Alessandro Cavalli. I tempi per completare questo incarico non si preannunciano brevi: gli psichiatri hanno chiesto 90 giorni ma è probabile che poi ottengano una proroga. L’udienza si svolgerà dunque all’inizio del prossimo autunno e la sentenza per il sequestro, le sevizie e l’omicidio di Giovanni Novacco, potrebbe essere pronunciata entro Natale.
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