Galateri: le Generali puntano alla crescita. Solo così la compagnia resterà autonoma

Il presidente del gruppo triestino verso il terzo mandato: «Il rafforzamento della cordata tricolore è un atto di fiducia nel management. La governance è adeguata». «Abbiamo un capitale molto solido e ora avanti con il nuovo piano»

Presidente Gabriele Galateri di Genola, il nuovo piano industriale al 2021 apre la fase della crescita dopo quella del risparmio dei costi e della cessione delle partecipazioni non strategiche. Quale peso hanno oggi le nuove Generali?

Le Generali hanno ricostruito una base patrimoniale molto solida. La prima fase della ristrutturazione finanziaria è servita a riorganizzare la compagnia che si è concentrata sul business assicurativo. La seconda fase è stata quella della ristrutturazione industriale uscendo dai mercati non profittevoli e riducendo i costi. I risultati sono eloquenti. Tutti i target del piano 2015-2018 sono stati superati. Ora siamo pronti a lanciare la sfida della crescita.

Generali, oggi l’assemblea: più dividendo e nuovo consiglio
Lasorte Trieste 06/05/19 - Stazione Marittima, Assemblea Assicurazioni Generali


Ma quali sono i fondamenti del nuovo piano?

Si fonda su tre pilastri. Il primo riguarda la crescita di ricavi e utili consolidando l’espansione in Europa e investendo in mercati ad alto potenziale di sviluppo, sia in Asia sia in America Latina. Vogliamo inoltre puntare sull’asset management con l’obiettivo di aumentare gli asset gestiti da noi e anche per conto di terzi. Il secondo pilastro riguarda una maggiore disciplina finanziaria grazie alla gestione di cassa per mantenere gli obiettivi di dividendo. Il terzo pilastro investe l’innovazione e la trasformazione digitale e tecnologica destinata a cambiare tutti modelli di business anche in campo assicurativo.

L’assemblea sarà chiamata a votare una modifica allo statuto per rimuovere fra l’altro il limite d’età di 70 anni per il presidente. È il viatico alla sua riconferma.

Le modifiche proposte sono tutte orientate a dare agli azionisti la libertà più ampia di valutazione. Sarà l’assemblea a decidere e al nuovo consiglio spetterà la decisione sulle nomine. Certo, sarò felice se si deciderà per una mia riconferma.

La governance delle Generali è adeguata?

Questi risultati sono stati ottenuti grazie a una governance molto efficace e una grande coesione fra il consiglio e un management internazionale di alto livello guidato dal Ceo Philippe Donnet. Una novità storica è il piano di azionariato per i dipendenti che proporremo in assemblea. Il cda ha dimostrato grande capacità e professionalità dando un supporto notevole al management. La lista dei candidati che sarà proposta all’assemblea riconferma in gran parte i consiglieri uscenti che potranno insediarsi in coincidenza con l’avvio del nuovo piano industriale. Questa convergenza operativa ci garantisce per i prossimi tre anni un forte impegno per il conseguimento degli obiettivi strategici.

Rispetto a tre anni fa gli equilibri sono mutati in cda con il rafforzamento dei soci privati (Caltagirone, Del Vecchio, Benetton). Il fronte della cordata tricolore nelle Generali guidato da Mediobanca oggi arriva al 26%. Come valuta questo rafforzamento della cordata italiana? Una manovra difensiva?

Lo considero un atto di fiducia nel management e nelle prospettive della Compagnia. Le Generali operano per i propri azionisti e stakeholder, compresi gli investitori internazionali che rappresentano una presenza importante. L’unica forma di difesa della compagnia contro ipotetiche scalate è quella di sviluppare al massimo il proprio potenziale di crescita.

Per questo il mercato continua a riconoscere il valore delle Generali. Aggiungo che il titolo dal novembre scorso è cresciuto del 22% superiore all’indice di settore europeo (12,99%). La compagnia si difende soprattutto con i risultati.

Viviamo in un’epoca di crescenti rischi globali. Che ne pensa?

Le compagnie sono chiamate a rispondere alle nuove richieste di protezione in un’epoca di rischi globali: dai rischi geopolitici al clima, dai terremoti agli attacchi informatici che a livello globale costano 600 miliardi di dollari l’anno. Tutto questo influisce anche sui mercati finanziari che negli ultimi anni non sono mai stati così volatili.

In che misura punterete sulla trasformazione digitale?

L’utilizzo dei big data è sempre più fondamentale. Pensiamo solo all’utilizzo delle scatole nere delle macchine per migliorare la condotta degli automobilisti e valutare lo stile di guida in tempo reale oppure a quelli per monitorare la salute.

Le Generali hanno un portafoglio in titoli di Stato italiani al 30 settembre 2018 di circa 58 miliardi. Vede rischi legati all’Italia?

L’Italia ha attraversato nella sua storia economica momenti molto difficili che è sempre riuscita superare grazie alla capacità della sua classe imprenditoriale e alla dinamicità della piccola e media impresa. Sono convinto che anche in questa fase il Paese grazie alle sue risorse saprà trovare il modo per riprendere a crescere. L’azione della Banca centrale europea e di Mario Draghi sono stati importanti ma oggi sono necessarie soprattutto le riforme strutturali dei governi su investimenti e spesa pubblica.

La compagnia ha annunciato negli ultimi mesi alcune operazioni mirate a un rafforzamento nei Paesi dell’est Europa, in particolare in Polonia e Slovenia. Quando arriverà una grande acquisizione?

Sulle acquisizioni, come ha detto il Ceo Donnet, nella misura in cui opportunità interessanti si presenteranno, verrano valutate. Ma dovranno garantire determinati criteri di redditività e prospettive strategiche.

Teme i rischi di una guerra commerciale di Washington contro Pechino e in parte anche in un’Europa dove spirano venti di protezionismo con introduzione di nuove barriere?

Bisogna evitare pericolose tensioni commerciali che possono causare un rallentamento dell’economia. A mio parere servirebbero azioni incisive per un rafforzamento dell’Unione Europea mentre andrebbero attuate alcune riforme importanti come in tema di sicurezza e di politica estera. Ma penso anche alla politica industriale e alla integrazione del mercato dei capitali.

Già dieci anni fa il Leone figurava fra i primi investitori stranieri nella provincia del Guangdong, la California cinese. Le Generali hanno una posizione di vantaggio a Pechino e il porto di Trieste è un avamposto della Via della Seta.

La Cina è un mercato storico per le Generali. L’apertura di nuovi mercati e relazioni commerciali con Pechino può essere un volano di sviluppo anche per l’Italia e per Trieste. Il presidente del porto Zeno D’Agostino si è mosso molto bene stringendo accordi importanti. Certo, bisogna procedere con cautela e nel rispetto delle alleanze internazionali.

Sulle Rive triestine si sta ammodernando il palazzo rosso che ospiterà l’Academy del gruppo. Come sarà questa Yale per i manager Generali?

L’Academy sarà inaugurata entro la fine dell’anno. Sarà una grande realizzazione per Trieste e non solo per il valore della ristrutturazione del palazzo rosso sulle Rive. L’Academy sarà un centro di formazione, sapere e sviluppo della leadership per il nostro management. Ma anche la testimonianza dell’importanza di Trieste per tutto il gruppo che in questa città ha salde e profonde radici.

Lei è anche presidente dell’Istituto italiano di tecnologia che ha sede a Torino. Come valuta la sfida di Esof 2020 per Trieste?

Una grande occasione per la città e per il suo sistema della ricerca. Come presidente dell’istituto italiano di tecnologia vedo a Trieste delle realtà molto importati nel settore della ricerca e quindi spero che in futuro potremo avviare qualche iniziativa in comune.

Come ricorderà durante l’ultima assemblea un gruppo di attivisti di Greenpeace ha protestato contro gli investimenti in carbone e il global warming. Come si sta muovendo la compagnia nel campo della sostenibilità ambientale e degli investimenti etici?

Stiamo dedicando grande impegno al tema della sostenibilità, settore in cui Generali è ormai tra i leader, con target precisi indicati nel piano strategico: oltre a non assicurare più la costruzione di nuove centrali e miniere a carbone e disinvestire circa 2 miliardi di euro dal comparto delle energie non rinnovabili, ci siamo impegnati ad aumentare del 7-9% i premi lordi provenienti da prodotti retail green e con impatto sociale e ad allocare 4,5 miliardi in investimenti green e sostenibili entro il 2021.

Le Generali hanno lanciato una serie di progetti internazionali di solidarietà. Può spiegare?

Un anno e mezzo fa abbiamo lanciato il progetto The Human Safety Net che avrà sede a Venezia, nelle Procuratie Vecchie che si affacciano su Piazza San Marco, oggetto di un grande progetto di restauro. Oggi siamo già attivi in una ventina di Paesi con progetti di assistenza alle famiglie disagiate con bambini fino a 6 anni (il primo progetto è stato avviato proprio a Trieste); aiuti all’imprenditorialità per gli immigrati e un centro per la ricerca sull’asfissia neonatale. —




 

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