Generali, cala il titolo. Analisti: azioni sottovalutate

MILANO. Sottovalutato. Il titolo Generali, complice la crisi dei mercati in cui si spara nel mucchio, senza più distinguere fra banche e assicurazioni, finanza e risparmio, viaggia su livelli che non rispecchiano i “fondamentali” della compagnia, la sua solidità patrimoniale, gli asset in pancia, l’andamento della raccolta e quell’utile che il Group Ceo, Giovanni Perissinotto, ha confermato per fine anno compreso fra i 4 e i 4,7 miliardi di euro.
Gli analisti sono abbastanza concordi nel sostenere che a questi livelli – ieri le azioni hanno chiuso in rialzo del 2,63% a 12,1 euro – la compagnia triestina non è comunque stimata a dovere. Uno dei problemi, spiega Fabrizio Croce, responsabile della ricerca sul settore assicurativo di Kepler Capital Markets, «è che lo sconto applicato alle compagnie, considerate in questo momento genericamente società finanziarie, risulta ingiustificato». In tal senso, dunque, il mercato ha «sparato nel mucchio», deprimendo insieme agli istituti di credito anche le assicurazioni, senza andare troppo per il sottile. Generali, ad esempio, ha perso nell’ultimo mese il 15%, in tre mesi il 18% e in sei mesi il 23%. «Ma il prezzo obiettivo – spiega Croce nel suo report – è intorno ai 18 euro per azione». Il calcolo è presto fatto: rispetto ai 12,2 euro attuali, oltre il 30% in più. «Dopo aver navigato con successo attraverso la crisi – continua l’analista – la compagnia di Trieste è nella forma migliore per sfruttare la debolezza degli altri concorrenti. Sia attraverso la crescita organica sia attraverso acquisizioni», (anche se la strategia sembra più improntata alle joint venture, come quella in Russia con Vtb per la quale si sta trattando). Le performance operative, infatti, «rimangono buone». Insieme alla qualità dei titoli, visto che Generali, a differenza delle compagnie rivali, non ha effettuato aumenti di capitale. Il portafoglio, infine, è ben distribuito dal punto di vista geografico e, conclude Croce, «Generali non ha eguali nel settore assicurativo per quel che riguarda la capacità di evitare i rischi».
Per questo la raccomandazione è “buy”, “comprare”. Anche altri uffici studi hanno diffuso stime su quello che dovrebbe essere il “prezzo obiettivo” del titolo al netto dell’ubriacatura dei mercati. Per Credit Suisse, che pur lo ha limato dopo la semestrale, il target è fissato a 16,8 euro, si attesta a 16,5 per Equita Sim e a 16 euro per Intermonte. Tutti abbondantemente sopra i 12 euro attuali. La differenza è quindi in larga parte attribuibile proprio alle vendite indistinte che nel corso dell’estate hanno coinvolto in primo luogo i titoli bancari, trascinandosi poi dietro quelli assicurativi. Anche se nell’ultima settimana l’introduzione lo scorso 12 agosto del divieto di “short selling” (vendita allo scoperto) sul comparto della finanza ha attenuato i crolli. Ora le autorità di Italia, Francia, Belgio e Spagna potrebbero prorogare la scadenza, prevista in settimana, della misura coordinata dall’Autorità europea di vigilanza sui mercati (Esma). In ogni caso resterà valido l’obbligo di comunicare le posizioni nette corte che superino lo 0,2% della capitalizzazione di una società quotata. Dagli Stati Uniti arrivano intanto indiscrezioni – a citarle è Nomura – di uno stop anche a Wall Street sulle vendite allo scoperto per i titoli finanziari, una “barriera” che avrebbe favorito l’exploit degli ultimi due giorni delle banche sui listini americani.
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