«Giorno del ricordo, sta crollando un muro»

«Una memoria condivisa per ricordare il passato ma soprattutto per saper affrontare presente e futuro». Il Giorno del ricordo, la solennità che commemora le vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale, istituita con la legge 92 del 2004, ha vissuto il suo momento più alto nella cerimonia che si è tenuta al monumento nazionale della foiba di Basovizza, alla presenza delle autorità civili, militari e religiose e delle diverse associazioni degli esuli. Sul posto anche un picchetto del Reggimento Piemonte Cavalleria e una rappresentanza degli allievi della Scuola navale militare “Morosini” di Venezia, accanto all’Associazione nazionale alpini e all’Arma di cavalleria, alla Federazione Grigioverde e alle Associazioni combattentistiche e d’arma.
Dopo la deposizione delle corone da parte delle autorità, con in testa il neo prefetto di Trieste Annapaola Porzio, delle Associazioni degli esuli e del Comune di Supino, in provincia di Frosinone, un primo momento di grande emozione è stato quello della consegna di una targa al finanziere di origini sarde Angelino Unali, 92 anni, che solo per un caso del destino non subì la sorte toccata ai suoi commilitoni in forza alla caserma Campo Marzio, prelevati dai partigiani e infoibati a Basovizza. Poi la messa officiata dal vescovo di TriesteGiampaolo Crepaldi.
«Siamo qui per ricordare tutte le vittime delle foibe e dell’esodo» - ha esordito Crepaldi durante l’omelia -. «Eventi tragici che, seppur tardivamente, sono stati tolti da un oblio dove rischiavano colpevolmente di finire. Il presente e il futuro si presentano carichi di minacciose prospettive che rendono il nostro mondo particolarmente fragile e insicuro. Il Giorno del ricordo ci ammonisce che ricordare le tragedie del passato non basta se non è accompagnato dall’esercizio di puntuali responsabilità culturali, politiche e sociali, sia individuali che collettive».
Altro momento toccante quello della lettura delle poesie e della Preghiera per gli infoibati, composta da Monsignor Santin e letta da Ciso Bolis. Poi gli interventi delle autorità. «Oggi ricordiamo una pagina oscura della storia delle nostre terre. Una pagina adesso nota ma per troppo tempo rimossa dalla coscienza del Paese a causa di opportunismi politici», ha affermato il sindaco di Trieste Roberto Cosolini. «Se oggi sappiamo e ricordiamo è grazie a quanto fatto delle comunità istriane, fiumane e dalmate, al cui dolore per troppo tempo non fu dato ascolto. Adesso dobbiamo guardare al presente e al futuro con una nuova consapevolezza storica e una rinnovata adesione ai principi di libertà».
Soddisfazione è stata espressa da Paolo Sardos Albertini, presidente della Lega Nazionale e del Comitato per i martiri delle foibe. «In questi ultimi anni sono stati fatti dei passi in avanti che un tempo erano inimmaginabili» ha rilevato Sardos Albertini. «Le recriminazioni e le lamentele del passato hanno fatto spazio adesso a un bilancio positivo. Il muro di silenzio che era stato eretto per 60 anni comincia dunque a essere sgretolato. Esiste ancora solo qualche nota stonata alla quale però fortunatamente nessuno dà più credito». A margine della cerimonia, la presidente della Regione Debora Serracchiani ha osservato: «Negli ultimi dieci anni sono stati fatti dei passi in avanti, ma dobbiamo insistere perché c’è ancora molto da fare in termini di informazione e di ricordo. Non dobbiamo dimenticare le tragedie e tutto quello che è accaduto in queste terre. La presenza delle istituzioni in questa giornata è importante proprio per portare quella sensibilità che per troppo tempo è mancata». Così infine la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat: «Questa giornata incarna un significato profondo che viene riattualizzato ogni anno. Il clima è certamente cambiato ma non per questo dobbiamo abbassare la guardia: un messaggio che va rivolto in particolare ai giovani».
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