Giuseppe Petronio, una lezione che unisce passato e modernità

A dieci anni dalla morte dello studioso e critico dell’«Attività letteraria in Italia» due giornate di convegno domani e venerdì alla Biblioteca Statale di Trieste
Di Alessandro Mezzena Lona

La letteratura del ’700, per lui, era come il giardino di casa. Tra ’800 e ’900 si muoveva come uno di quei viaggiatori che conoscono anche le più piccole rughe del territorio. Ascoltare le lezioni che Giuseppe Petronio teneva su Dante e l’età dei Comuni, sull’Orlando Furioso o su Leopardi, aiutava a innamorarsi di autori, di libri, che la scuola fa odiare in maniera feroce. Eppure, non è solo questo che tiene ancora in vita il ricordo di un grande maestro di studi letterati, di critica. Di un lettore onnivoro, instancabile.

No, a dieci anni dalla sua morte, avvenuta a Roma il 13 gennaio del 2003, quello che stupisce è la modernità di Giuseppe Petronio. La sua instancabile curiosità non solo nei confronti della nuova narrativa, della poesia. Ma delle trasformazioni del mondo editoriale legate alle nuove tecnologie. Delle contaminazioni dei testi con l’avvento del computer, di quella gigantesca autostrada informatica che è internet. Del malvezzo di chiamare postmoderna l’arte, la scrittura, la musica del nostro tempo. Quando, scriveva lo studioso, «siamo ancora in una fase ulteriore del processo che ha avuto inizio con la Rivoluzione francese e non si è ancora esaurito il passaggio a una società capitalistica e “democratica”, borghese, poi medioborghese, poi piccolo borghese, poi delle masse, sempre più in grado di assorbire classi sociali, Paesi, continenti, fino a diventare planetaria, e inglobare in sé il pianeta intero, mondializzando il mercato, rimescolando e modificando a fondo la sensibilità e la mentalità, le istituzioni e i costumi, il pensiero e l’arte, fino ad arrivare al “villaggio globale”».

La lezione del professor Petronio, che ancora continua a incalzare gli studiosi, a porre loro domande, a convincerli che uno studio serio e approfondito della letteratura, della Storia, dei riflessi dell’economia sulla società, porta a leggere il mondo con occhi e mente più liberi, sarà al centro di un convegno organizzato dall’Istituto Gramsci del Friuli Venezia Giulia. Domani e venerdì, nella Sala conferenze della Biblioteca Statale di Trieste, in largo Papa Giovanni XXIII 6, studiosi, amici e allievi dell’autore dell’«Attività letteraria in Italia» approfondiranno «Il rinnovamento degli studi letterari», «L’italianistica e le sue “province”», «Fuori dall’accademia: la sfida comunicativa».

Nella prima giornata, domani con inizio alle 16, dopo la relazione introduttiva di Marina Paladini, presidente del Gramsci, Vitilio Masiello, dell’Università di Bari, proporrà “Un mio ricordo ricorrente di Giuseppe Petronio che sottende anche una lezione di vita per il presente”; Pasquale Guaragnella (Bari), approfondirà “Petronio e la cultura del ’700”; Anna Storti, dell’Università di Trieste, parlerà su “Petronio e la letteratura dell’800”; Francesco De Nicola, dell’Università di Genova, si soffermerà su “Il ’900 raccontato da Petronio”.

Venerdì, il convegno riprenderà alle 9.30. Con gli interventi, presieduti da Marinella Collumi Camerino dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, di Elvio Guagnini, dell’Università di Trieste, su “Vecchie e nuove province della storia letteraria. Viaggi di Petronio nei territori della poesia, tra attività e teoria»; di Silvia Albertazzi, dell’Università di Bologna, su “La lezione di Petronio nelle province dell’anglistica: la Mena, Jude e i crisaioli”; di Gianpaolo Gri, dell’Università di Udine, su “Letteratura e antropologia”; di Romano Vecchiet, della Biblioteca Civica “Joppi” di Udine, su “Le attività culturali promosse da Petronio presidente dell’Istituto Gramsci del Friuli Venezia Giulia”.

alemezlo

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo