Gli archivi svelano i nomi di due gradiscani dimenticati dalla storia dell’Olocausto

la storia
La corrente della storia restituisce a Gradisca d’Isonzo i nomi degli unici due ebrei originari della Fortezza deportati e uccisi ad Auschwitz. I loro nomi sono contenuti negli elenchi ufficiali del Cdec, il Centro di Documentazione Ebraica di Milano. Si tratta di Sara Luigia Prister, nata l’11 novembre 1863, e di Leone Ettore Prister, nato il 12 luglio del 1882. La scheda recita per entrambi la stessa data di morte: 23 maggio 1944. L’interessante scoperta, ancor più significativa vista l’imminente celebrazione della Giornata della Memoria, la si deve ancora una volta all’appassionato di storia locale Furio Gaudiano che, trovatosi ad “indagare” sul misterioso scrittore esoterico di origine ebraica Carlo H. De Medici, si è imbattuto nei nominativi dei due concittadini. Di certo la loro vicenda umana è in parte avvolta dal mistero. Non si conosce il grado di parentela dei due, ma si può affermare con certezza che non si tratta di fratelli: lei è figlia di Alberto Prister ed Enrichetta Luzzatto, mentre lui è figlio di Simone Prister e Augusta Angeli.
Di certo quello dei Prister è un cognome ebraico molto noto e diffuso, nella stessa Gradisca. Spiega la studiosa Maddalena del Bianco Cotrozzi nel libro “La comunità ebraica di Gradisca d’Isonzo” del 1983: “Nel corso del secolo XIX si riscontrano fra i componenti della Comunità ebraica di Gradisca numerosi ebrei con il cognome di Prister, versione aschenazita di “Cohen” o “Sacerdote”, il cui livello economico doveva essere considerevole. Alcuni di essi provenivano da Agram, cioè Zagabria. Già in precedenza, durante il secolo XVIII, era presente a Gradisca una famiglia di ebrei il cui cognome appare alternativamente nella versione ebraica di Cohen ed in quella tedesca di Prister. Jakob Cohen che proveniva da Nikolsburg in Moravia (ora Mikulov in Repubblica Ceca) dove era nato nel 1711. Jakob Cohen si era stanziato nella piccola ma cosmopolita comunità ebraica di Gradisca dove aveva preso in moglie Bellafiore Morpurgo e germanizzato il suo cognome in Prister».
Nel cimitero di Gradisca si trovano molte lapidi della famiglia Prister datate tra ’800 e inizio ’900. Numerose sono le epigrafi in ebraico, in cui i defunti sono ricordati con il nome di Cohen e molto spesso vi è scolpito l’emblema dei sacerdoti, di cui tutti gli ebrei con il cognome di Prister, Cohen o Sacerdote potevano fregiarsi: le mani aperte, unite per i pollici, nell’atto di imporre al popolo la benedizione. Di Sara Luigia e Leone Ettore Prister conosciamo anche l’ultima residenza nota (Trieste) e la data e il luogo di arresto: l’8 ottobre ’43 ad Ascoli Piceno lei, detenuta poi a Servigliano sempre nelle Marche; il 15 aprile ’44 a Ponte Tresa lui, poi detenuto al carcere di Como. Entrambi, con il numero matricola S, sono stati poi al campo di prigionia emiliano di Fossoli (Carpi) da dove il 16 maggio 1944 sono stati caricati sul medesimo convoglio, il numero 10, che dopo una terribile settimana di viaggio li ha deportati nel lager. Le schede di entrambi recita, senza dubbio alcuno, la triste dicitura “morti nel campo di sterminio”, pietosamente senza specificare se nelle camere a gas o nei forni crematori.
Sarebbe certo auspicabile che la città di Gradisca dedicasse una Pietra d’inciampo ai suoi due unici figli ebrei deportati ad Auschiwtz. Ed inaspettatamente riemersi dall’oblio della Storia. –
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