Gorizia, cade nella fossa mentre viene calata la bara

Vittima dell’incredibile incidente un dipendente dell’impresa Preschern. La causa? «Le inadempienze di Comune e cooperativa»

«È strano come a volte il ricordo della morte sopravviva molto più a lungo della vita che essa ha rubato», scrisse la scrittrice indiana Arundhati Roy.

Peccato che, per una famiglia isontina, il ricordo della morte di una persona cara sia legato ad una vicenda che potrebbe definirsi comica, tipica della trasmissione televisiva “Scherzi a parte”, se di mezzo non ci fosse un funerale, il momento solenne dell’addìo. Tuteliamo l’identità della famiglia per espressa richiesta degli interessati.

Il 23 gennaio scorso è stato celebrato il funerale di una donna molto conosciuta e stimata. Il rito funebre è stato organizzato in ogni minimo dettaglio il giorno precedente con l’impresa di onoranze funebri Preschern: sono stati concordati tempi, luoghi e orario della sepoltura con gli uffici preposti del Comune di Gorizia. Insomma, nulla lasciato al caso. La famiglia ha scelto di procedere all’inumazione nella tomba di famiglia al cimitero di Lucinico. Si è reso necessario anche predisporre l’esumazione di un altro caro con la raccolta dei resti nella cassetta di zinco apposita.

La messa si è svolta, come da programma, nella chiesa di Farra d’Isonzo (la famiglia è originaria di quel paese): terminata la celebrazione, il corteo funebre si è avviato lentamente verso il cimitero di Lucinico. «Sino a quel momento, tutte le cose si erano svolte regolarmente. I problemi - raccontano Claudio Preschern e la figlia della persona deceduta - si sono presentati quando siamo arrivati all’ingresso del cimitero di Lucinico. Lì, non abbiamo trovato nessuno quando, invece, doveva attenderci il personale di una cooperativa di Torino alla quale è affidato il servizio da parte del Comune. La sosta è durata parecchi minuti in attesa del personale cimiteriale». «In quel momento, ho cominciato ad avere i primi dubbi che le cose non fossero tutte a posto», rimarca la figlia della donna deceduta. E la sensazione si è rivelata, purtroppo, azzeccata. «Lentamente, il carro funebre è stato fatto procedere fino al luogo della sepoltura. Uno spettacolo assurdo e macabro si è presentato agli occhi di tutti, un centinaio di persone: era evidente che non c’era stata un’adeguata preparazione della fossa. La terra era finita sopra le tombe vicine e mancavano i tavoloni che solitamente vengono posizionati ai lati». La bara, a quel punto, è stata estratta dal carro funebre e appoggiata a terra. «Dopo un po’ - racconta ancora la donna - è sopraggiunto di corsa un furgoncino nel viale principale del camposanto, arrestatosi con un gran stridio di freni e dal quale è sceso un ragazzo che si è precipitato in nostra direzione. Ma mancavano le corde per calare il feretro nella fossa: il personale della cooperativa (due persone) è corso verso il furgone e le ha recuperate». «Gli operai della cooperativa hanno consegnato le corde - aggiunge Claudio Preschern - ai miei dipendenti e si sono allontanati. A quel punto, la nostra impresa di onoranze funebri ha calato la bara nella fossa, nonostante non fosse un nostro compito perché il servizio di sepoltura è istituzionale. Ed è in quel momento che si è verificato l’incidente: incredibile, comico, se non fosse che stiamo parlando di un funerale». Ai bordi della fossa, ricordiamo, non erano state sistemate le tavole di legno: mentre il feretro veniva sollevato e calato nella fossa, si è creato uno smottamento. Uno dei due operatori della ditta “Preschern” ha perso la presa della fune ed è caduto nella fossa, sopra la bara. «Nella caduta si è fatto anche male, procurandosi un trauma invalgo al ginocchio destro che è valso una prognosi di 5 giorni, prolungati ulteriormente a 12», racconta Preschern. La bara è rimasta mezza inclinata perché il fondo, sin dall’inizio, non era diritto. «A quel punto, gli altri addetti, sempre dell’impresa Preschern, hanno cercato di raddrizzare il fondo con una pala, aiutati anche da uno dei due dipendenti della cooperativa - racconta la figlia della deceduta -. Il fondo era infatti completamente sconnesso e la bara rimaneva inclinata al 40 per cento. A quel punto, di comune accordo, abbiamo deciso di concludere il rito e liberare i presenti, dopodiché avrebbero provveduto a risollevare il feretro, a depositarlo nella fossa, a procedere con la sepoltura».

Questo il racconto oggettivo del fatto. Ora i commenti: «La mancanza totale di una buona e diligente norma di vigilanza e controllo ha come risultato episodi come questo. Il commento e le considerazioni le lascio a chi legge: a me il dovere di andare sino in fondo. Ringrazio per la professionalità l’impresa Preschern e chiedo formalmente di avere un incontro con i responsabili comunali e il personale che ha provveduto anche alla riesumazioni dei resti di mio fratello»

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