“Gorizia contesa”, 230 foto per capire la nostra storia

Dall’archivio dei fotoreporter Edvigio e Arduino Altran immagini inedite ed emozionanti capaci di raccontare il drammatico decennio 1944-1954

di Roberto Covaz

Un libro per capire meglio, vedendola, la complessa storia di Gorizia e della Venezia Giulia negli anni tormentati dal 1944 al 1954. Dieci anni in cui la città è stata contesa dall’Italia e dalla Jugoslavia. Una contesa drammatica, spesso tragica, che è pesata sulle spalle dei goriziani i quali per anni ne hanno sopportato le conseguenze. Il volume “Gorizia contesa. 1944-1954” è una pietra miliare per comprendere fino in fondo l’anima di questa città. Perché a raccontarci quanto accaduto sono soprattutto le fotografie, ben 230 scelte tra le migliaia che costituiscono l’archivio di Edvigio e Arduino Altran, fior di fotoreporter anche di questo giornale.

A fare da esperta guida tra le immagini ci ha pensato Antonella Gallarotti, autrice di un inquadramento storico preciso e rispettoso della sequenza delle foto scelte. L’obiettivo del libro è quello di mostrare la nostra storia ed è stato raggiunto. Soprattutto grazie alla pazienza di Arduino Altran, il quale ha cercato tra le montagne di negativi le immagini più efficaci per raccontare Gorizia. Nel libro ci sono centinaia di volti, di tutte quelle persone che sono state protagoniste delle manifestazioni che quasi quotidianamente hanno scandito il dopoguerra. E ancora prima ecco sfilare idealmente i diversi occupatori di Gorizia, gli attentati, i lutti. Sono fotografie splendide perché sia Edvigio che Arduino sono stati professionisti generosi oltre che bravi, concentrati a scattare anche i minimi dettagli, incuranti delle possibili conseguenze personali, pur di essere sulla notizia. La passione prima di ogni altra considerazione.

Non ci sono sbavature in questo libro, non ci sono cadute in tentazione di far pendere la storia da una parte o dall’altra. Le fotografie non consentono manipolazioni.

Altro pregio del libro è quello di riscoprire la città di Gorizia oltre che la sua storia. Ci riferiamo agli sfondi delle immagini, dove si stagliano palazzi ancora oggi esistenti. Di qui lo stupore di lavorare, abitare o di frequentare abitualmente edifici dove c’erano i cuori pulsanti delle tante anime della città di allora. E poi le strade. Sembrano immensi boulevard, e invece sono le vie che oggi spesso ci vanno strette al volante delle nostre inutilmente grandi vetture. C’è la foto di un corteo che si dipana da via Rotta, poco più larga di un viottolo. Ebbene, la mano degli Altran l’ha presentata ai posteri come se fosse la prospettiva Nevskij. Magia della fotografia, magia di far vedere la storia. Di qui il ringraziamento agli Altran, che oggi solo il popolare Arduino può raccogliere. Questo lavoro gli è pesato come un anno di vita, ma gli ha riempito l’animo di soddisfazione tanto che ora sembra un irrefrenabile adolescente.

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