Gorizia e Grado su Raiuno grazie al film tv di Oleotto

Martedì sera in 5 milioni davanti al video per “Mai scherzare con le stelle” Il regista: «Un altro spot per il territorio: ogni set porta un bel po’ di soldi»
Bumbaca Gorizia 04.09.2019 Film Matteo Oleotto © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 04.09.2019 Film Matteo Oleotto © Fotografia di Pierluigi Bumbaca



Ancora una volta, a pochi mesi di distanza dalla serie Tv “Volevo fare la rockstar”, Gorizia si è trovata sotto i riflettori con “Mai scherzare con le stelle”, film andato in onda martedì sera su Raiuno. E ancora una volta il merito è stato di Matteo Oleotto.

Il telefono del regista delle due fiction è stato rovente l’altra sera, mentre guardava il proprio lavoro con la famiglia e con gli amici più stretti. Ieri, le chiamate sono proseguite, a partire da quelle dei vertici Rai, entusiasti, per informarlo di com’era andata. La media è stata di 4 milioni di telespettatori, ma il film tv è terminato con circa 5 milioni di persone davati allo schermo. Lui, Oleotto, dopo averlo girato e montato, il film l’aveva già guardato tra le cinquanta e le settanta volte, «ma vederlo in tv, con il logo di Raiuno, è stato molto strano ed emozionante», dice il regista. «E poi è andata bene anche sui social: per esempio su Twitter (#MaiScherzareConLeStelle) con commenti ricchi di entusiasmo e molte interazioni».

Insomma, il regista è assai soddisfatto. «Non immaginavo che andasse così bene – afferma Oleotto –. Non avendo attori molto famosi, nazionalpopolari intendo, c’era il rischio che il pubblico non fosse estremamente numeroso. Con la serie era diverso: c’erano più puntate e, quindi, i telespettatori avevano modo di abituarsi. Con un film secco, invece, occorre credere al prodotto da subito, ed è più complicato». Certo, qualcuno di “Mai scherzare con le stelle” non è stato entusiasta, «ma fa parte del gioco – continua il regista –. Se piacesse sempre tutto sarebbe imbarazzante. Sì, qualche critica generica, non specifica (orientata precisamente su questo o quell’aspetto), l’ho ricevuta. In fondo, il film non è nemmeno del mio genere, ma mi interessava fare il miglior lavoro possibile per chi me l’ha commissionato ed essere onesto intellettualmente. Ho quindi tentato di dare il massimo, non mi sono mai risparmiato. Mi capita infatti di vedere film in cui la squadra non crede fino in fondo in ciò che fa. Ma non è stato il mio, il nostro caso. A differenza che in “Volevo fare la rockstar” questa volta non mi sono occupato della sceneggiatura e non potendo scrivere il copione non l’ho assolutamente stravolto. Nel momento in cui ho accettato di occuparmi della regia, non volevo fare lo snob, ma ho affrontato “Mai scherzare con le stelle” come se fosse il film della mia vita. Il mio genere comprende anche le mie storie d’amore, ma un po’ più vere, più radicate, mentre un prodotto per Raiuno ha bisogno di un certo canone da rispettare e lo comprendo benissimo».

Le riprese son cominciate i primi di settembre per terminare un mese dopo, ai primi di ottobre. Un’agitazione sindacale delle maestranze non permetteva di fare gli straordinari e nel cinema gli straordinari sono la regola. Quindi, sono state quattro settimane di riprese, «mentre un film di questo genere di settimane ne impiega sei-sette. È stata una bella sfida, per me riuscitissima, ma per le prossime volte spero di poter contare su qualche giorno in più», aggiunge Oleotto.

Corso Verdi, via Petrarca, l’interno dell’ex ospedale psichiatrico, l’ex mercato coperto, piazza del municipio: ecco la Gorizia al centro dei circa 100 minuti del film, mentre, per quanto riguarda Udine, sono stati impiegati gli ambienti della facoltà di ingegneria e poi c’è stato Grado. «Sia la serie che il film rappresentano dei buoni spot per la città. Ogni volta che giriamo nel territorio, lasciamo un bel po’ di soldi» chiosa il regista. Che la serie continui. —



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