Gorizia, è morta a soli 43 anni Erica Aguzzoni: una guerriera amante del cibo e dei viaggi

Fin dalla nascita ha lottato contro una malattia rara. Era figlia di Rodolfo “Bambi”. Il ricordo della sorella Francesca 

GORIZIA Erica Aguzzoni si definiva «un’anima godereccia», amante dei viaggi del buon cibo e delle feste e così la ricorda la sorella Francesca che a sua volta la definisce «una vera guerriera della luce». Stamattina, però, la battaglia di Erica si è interrotta, stroncata dalla malattia. Aveva solo 43 anni.

In una struggente lettera, Francesca ricorda la sorella anche a nome dei genitori Nadia e Rodolfo. «Un’anima particolare che solo pochi potevano capire, un’anima in cerca di amore in questo mondo che troppo spesso non sa donarlo, un’anima fragile spesso incompresa. Erica è stata la donna più forte che conosco, mi ha insegnato a non mollare mai, ha lottato contro la malattia che non perdona, un calvario straziante per tutta la famiglia».

La sorella racconta dell’operazione di 7 lunghissime ore ad Aviano, le difficoltà per andare a trovarla limitate dalla pandemia che ha tolto l’umanità di stare accanto al proprio caro «e poi la chemio, doverle rasare i capelli perché li vedeva cadere, uno strazio che solo chi ha vissuto può capire, il cercare di rimanere dignitosi in un corpo che si stava trasformando, ma tu non hai mai chiesto nulla»: «Hai affrontato tutto nel silenzio senza disturbare nessuno - spiega - anzi continuando a incoraggiare altre persone e regalando sempre sorrisi e battute. Ti piaceva tanto scherzare. La tua famiglia ha capito che non volevi sapere e così pure morendo noi dentro perché sapevamo il tuo crudele destino, abbiamo messo le maschere del sorriso e ti abbiamo protetta con tutto l'amore del mondo facendoti sognare fino l’ultimo dei tuoi giorni».

«Bugie bianche per creare una normalità che il cancro toglie, perché chi vive questo dramma sa che non vivi più nella normalità - prosegue Francesca -, ma Erica non ha mai saputo cosa sia vita normale, lei con la salute ha lottato fino dalla nascita con la sua malattia rara la Peutz-Jeghers. Ti ha fatto vivere diversamente da tutti, sempre per ospedali fino a toglierti un futuro. Alla fine ti abbiamo curata in casa, le drammatiche cure palliative, le iniezioni di morfina, vederti a poco poco morire è stata la prova più straziante della nostra vita. Immagini indelebili che l’anima di mamma papà e mia non potranno mai togliersi dal cuore e dalla mente. Quante notti insonni, quanta sofferenza, quanto hai dovuto lottare in questa vita».

«Io e la mia famiglia - conclude Francesca - teniamo a ringraziare tutte le persone che definisco angeli che hanno saputo regalare ogni giorno sorrisi e parole d’amore a Erica, tutti i medici che ci hanno aiutato in questo percorso dolorosissimo e voglio ringraziare Dio che ha esaudito un’unica preghiera: farla morire senza dolori, dormendo. Forse questo si può chiamare miracolo per noi umani rimarrà sempre un mistero il disegno di Dio, ma Erica era divina, chi l’ha conosciuta bene, chi ha guardato nel profondo sentirà ancora il suo cuore oltre la morte. Vita dopo vita». —



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