Gorizia, enoteca fa rivivere borgo castello

L’iniziativa del triestino Franco Bradamante che ha creduto nelle potenzialità dell’area: «Il costruendo ascensore non potrà che migliorare la situazione. Speriamo di fare da battistrada ad altre attività economiche»
Di Francesco Fain
Bumbaca Gorizia 17.12.2012 Nuovo locale Castello - Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 17.12.2012 Nuovo locale Castello - Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Rivitalizzare borgo Castello con locali, attività, osterie tipiche. Quante volte l’abbiamo scritto? Innumerevoli, da perdere quasi il conto. Ma oggi questa sorta di “imperativo categorico” sta ottenendo le prime, concrete risposte. C’è un imprenditore, il triestino Franco Bradamante, già direttore per sei anni del celeberrimo “Caffè degli specchi” e per 28 anni executive chef della catena Sheraton, che ha raccolto la sfida. E assieme alla moglie, l’ungherese Marta Doczi, ha messo in piedi dal nulla l’osteria-enoteca “Borgo castello 23”.

Un’iniziativa imprenditoriale coraggiosa: il borgo, come ben si sa, è oggi un grande cantiere. I tempi, poi, non sono esattamente quelli che favoriscono l’apertura di nuove attività: eppure, i due coniugi ci hanno creduto nonostante difficoltà e ostacoli oggettivi. «Sì, ci abbiamo creduto perché contiamo nel rilancio di borgo Castello. L’area è incantevole - argomenta Bradamante - e sono convinto che il costruendo ascensore non potrà che esercitare un ruolo importante in questo processo di valorizzazione». L’attività è aperta da alcune settimane: «Come stanno andando le cose? Decorosamente, forse oltre quelle che erano le nostre aspettative», commenta ancora Bradamante. Il locale nasce, come detto, dal nulla. Si trova di fronte alla Lanterna d’Oro: lì non c’era mai stato un ristorante, un’osteria o un bar. Era un semplice ma suggestivo appartamento riconvertito in attività economica. Si sviluppa su due piani e il colpo d’occhio è, indubbiamente, molto appagante. È una sorta di gioiellino. Anche la moglie è cuoca: non a caso, nei piatti proposti a “Borgo castello 23” si respira anche la tradizione culinaria ungherese. Non solo. Vengono proposti i piatti tipici regionali: dalla jota alle bavettine con il prosciutto di Sauris leggermente affumicato, dai dolci fatti in casa alle carni pregiate, come il Black Angus irlandese. Il tutto innaffiato dai vini del Collio e da bottiglie toscane, piemontesi e francesi. «Siamo stati i primi che ci hanno creduto e mi auguro che possiamo fare da battistrada ad altre iniziative imprenditoriali». Lì, la terra è vergine.

Un enorme cantiere. Questo è, oggi, il castello di Gorizia, interessato da lavori per 1,2 milioni di euro cui se ne aggiungono 1,7 complessivamente per il risanamento e la pulizia integrale da rovi e erbacce delle mura. A fare il punto della situazione è stato, nei giorni scorsi, il sindaco Ettore Romoli nella sua doppia veste di assessore comunale ai Lavori pubblici. Non aveva nascosto che i lavori che stanno interessando il castello sono considerati «molto importanti» dall’amministrazione comunale nel quadro del rilancio, soprattutto turistico, del maniero. «I lavori sono cominciati all’inizio di agosto e si concluderanno entro giugno di quest’anno - le parole del primo cittadino -. Prima saranno rifatte le reti sotterranee dei servizi, lungo tutte le strade che, successivamente, saranno ripavimentate. Verranno rifatti i camminamenti e le scale. Per ultimo, sarà risistemato il piazzale Seghizzi che manterrà la destinazione a parcheggio ma che potrà essere utilizzato anche per manifestazioni come una sorta di arena».

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