Gorizia, il Centro Polivalente inagibile “sfratta” 102 corsi dell’Università della Terza età

Bloccate le iscrizioni. La presidente Marsich Mancini: «Non c’è un’alternativa e le regole anti-Covid sono impossibili» 
Bumbaca Gorizia 13.05.2019 Chiusura UNITRE © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 13.05.2019 Chiusura UNITRE © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

GORIZIA Le attività dell’Università della Terza Età di Gorizia (Ute) sono al momento bloccate, né è possibile anticipare con certezza quando potranno ripartire. La presidente del sodalizio, Maria Marsich Mancini, ha inviato una comunicazione a tutti i corsisti, per render loro nota la situazione già trapelata a fine maggio.

E adesso? Speranze c’erano allora, speranze ci sono oggi. Nulla di più. Innanzi tutto, c’è il problema dell’agibilità della sede. Dal dicembre 2019, l’Ute per le lezioni ha utilizzato la ludoteca al piano terra del centro sociale Polivalente di via Baiamonti, oltre al laboratorio e all’aula piccola al piano superiore. Ciò per i seri problemi al soffitto della sala conferenze, che costituiscono la sua sede principale. Con la pandemia, ai danni, peraltro non di poco conto che non hanno potuto essere riparati, se ne sono aggiunti altri, causati dai temporali.

Al momento, quindi, l’Ute è priva di una sede dove poter svolgere le attività. Il Polivalente è stato chiuso al pubblico e vi possono entrare solamente gli autorizzati. «Reperire altri spazi cittadini idonei all’Ute è praticamente impossibile – afferma Maria Marsich –. E questo problema, tutt’altro che piccolo, si aggiunge a quelli già noti del distanziamento sociale (a causa del quale gli utenti verrebbero drasticamente ridotti in ogni aula rispetto a quanto avveniva in passato), della sanificazione di sedie, tavolini, maniglie, interruttori, nonché della relativa aerazione dei locali a ogni cambio di gruppo, cioé ogni ora. E se tutto ciò non bastasse, bisognerebbe procedere per ogni lezione a una preliminare raccolta, precisa e puntuale, delle autocertificazioni firmate da tutti gli utenti, con relativa conservazione per quattordici giorni». Si tratterebbe, insomma, di una mole di lavoro eccessiva e di una altrettanto eccessiva, a detta dell’Ute, responsabilità personale per ciascun operatore. Senza poi considerare che con questo modo di procedere il numero degli utenti che potrebbero usufruire delle sue attività sarebbe di molto ridotto rispetto al passato.

«A chi potremmo dire di starsene a casa? E con quali criteri? Impossibile fissarne uno equo» si interroga quindi Maria Marsich, ma invano. E per quanti suggeriscono lo spostamento dei corsi sul versante online, «per un’organizzazione come la nostra non è cosa possibile – aggiunge la presidente del sodalizio –. A parte il fatto che anche per le scuole e le università, malgrado gli enormi sforzi fatti dalle istituzioni, dai docenti e dagli studenti durante tutto il periodo del lockdown, i risultati sono stati molto modesti: difficoltà di collegamenti, strumenti non adatti in possesso degli utenti, mancanza o insufficienza di competenza e di pratica adeguata. Figurarsi per la nostra utenza! Anche in questo solo caso una minima parte di essa potrebbe fruirne: come già più volte giustamente osservato, lo scopo primario per cui abbiamo sempre lavorato – uscire di casa, socializzare, creare legami e amicizie attraverso la cultura nelle sue più varie accezioni e secondo i propri interessi – è finalità che costituisce un punto fondante della nostra associazione, basata sul volontariato, come chiaramente recita lo Statuto».

La sintesi è estremamente semplice da farsi: l’Ute è bloccata. I corsisti attendono la ripartenza delle lezioni quando, negli anni scorsi, in questo periodo le iscrizioni venivano programmate, cominciando i primi giorni di ogni ottobre, mentre le attività nelle aule iniziavano nella terza decade di quel mese. Ma, al di là di quello rappresentato dalla ripartenza dei corsi, anche il problema della sede rimane. Sì, proprio così: il direttivo dell’Ute si sta ininterrottamente dando da fare per cercare una nuova casa al sodalizio, una soluzione per riprendere la vita di prima. —

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